Caso Regeni: inviati agli inquirenti italiani i tabulati telefonici

Gli inquirenti italiani che stanno indagando sull'omicidio di Giulio Regeni hanno ricevuto dai colleghi egiziani nuovi preziosi documenti: si tratta di altri sei tabulati telfonici che si aggiungono ai cinque già fatti pervenire nei giorni scorsi e dei verbali di alcuni interrogatori condotti dalla polizia del Cairo. Inoltre vi sono i referti medico legali relativi alla morte dei cinque criminali dediti al sequestro di persona a scopo di estorsione che secondo le autorità egiziane avrebbero avuto un ruolo chiave nella morte di Regeni. Una valutazione del materiale fatto arrivatre sarà possibile solo nei prossimi giorni, dal momento che i testi sono scritti in arabo e vanno tradotti. Quel che è certo è che mancherebbero ancora elementi molto importanti, in particolare altri due tabulati telefonici e il traffico delle celle telefoniche ripetutamente richiesto dagli italiani. Non solo: Pignatone e i suoi uomini attendono anche di ricevere i risultati degli accertamenti della polizia scientifica sugli abiti che indossava il giovane quando ne venne ritrovato il corpo, il 3 febbraio scorso lungo una strada alla periferia del Cairo.

Secondo Paolo Gentiloni, ministro degli esteri italiano, la ripresa di contatti tra investigatori italiani e egiziani è "di per sè un fatto positivo" anche se prima di esprimere un giudizio definitivo il titolare della Farnesina aspetta "una valutazione della procura" sui materiali arrivati dall'Egitto. Proprio per questo nei giorni scorsi sono iniziati gli accertamenti sui cinque tabulati telefonici spediti a inizio mese dal procuratore generale della Repubblica Araba d'Egitto, Ahmed Nabil Sadeq, tra i quali c'era anche quello del cellulare di Mohamed Abdallah, capo del sindacato degli ambulanti egiziani: l'uomo sarebbe stato presente a una riunione di metà dicembre, la stessa in cui Regeni venne fotografato da uno sconosciuto. Gli inquirenti non escludono che proprio in quella riunione Giulio possa aver attirato attenzioni che ne hanno decretato la sorte.