Caso Floyd, anche Manuel Ellis prima di essere ucciso dalla polizia disse “I can’t breath”
“I can’t breath”. Non solo George Floyd. Ma una storia che si ripete. E che ora, secondo quanto emerge dalle comunicazioni radio tra gli agenti e la centrale, si scopre essere lo stesso grido strozzato di Manuel Ellis, urlato per convincere gli agenti di polizia a lasciarlo andare. Ellis è l’afroamericano che il 3 marzo è stato ucciso a Tacoma, nello stato di Washington, quando è stato arrestato dalla polizia. Prima di morire avrebbe implorato ai poliziotti di lasciarlo andare, con la stessa frase pronunciata da George Floyd: “Non respiro”. La frase divenuta poi lo slogan simbolo della protesta che si è scatenata negli ultimi giorni negli Stati Uniti, in varie città e in vari stati. L’implorazione di Ellis è stata riportata dal sito Broadcastify ed è contenuta nelle comunicazioni via radio tra gli agenti e la centrale. Inoltre, prima di quella frase, si sentirebbe anche uno dei poliziotti dire a un collega di usare sull’uomo in questione una tecnica di stretta con le gambe.
La morte di Manuel Ellis risale al 3 marzo e avvenne durante un arresto a Tacoma. Da qualche ora circola il video in cui si assiste alla scena ed è una donna, che si trovava dieto all’auto degli agenti, a urlare “smettetela di colpirlo”, prima che l’uomo venga ucciso. Il 33enne viene scaraventato a terra dagli agenti, che poi lo colpiscono con pugni e calci. La polizia sostiene che sia stato Ellis ad aggredirli, ma gli agenti hanno continuato a infierire su di lui fino a ucciderlo. La sindaca di Tacoma ha chiesto il licenziamento dei quattro poliziotti coinvolti. Secondo il medico legale la morte di Ellis è chiaramente causata dall’azione degli agenti e viene identificata come omicidio. Intanto negli Stati Uniti continuano le proteste per chiedere giustizia per George Floyd, con la grande marcia che si terrà a Washington nelle prossime ore.