Caso Almasri, l’esperta: “L’Italia ha violato il diritto internazionale. Senza la Cpi mondo è più instabile”
Il conflitto tra l’Italia e la Corte penale dell’Aja (Cpi) va molto al di là del caso Almasri: il governo Meloni si è di fatto schierato contro il diritto internazionale e contro un principio della nostra Costituzione, allineandosi alla politica degli Usa di Donald Trump e dei Paesi che non accettano limiti alla loro sovranità per cercar di assicurare pace e giustizia sul pianeta. Si tratta quasi sempre di Paesi autoritari.
La rivolta di Roma nei confronti della Cpi ha preceduto le sanzioni imposte da Washington alla stessa Corte e ai suoi funzionari per “aver intrapreso azioni illegali e infondate contro l’America” e il suo “stretto alleato” Israele. L’Italia non è tra i 79 Paesi che contestano la scelta di Washington. Per seguire The Donald, Meloni ha consumato uno strappo con Bruxelles: nell’Ue siamo solo noi, oltre all’Ungheria di Viktor Orbán, alla Repubblica Ceca e alla Lituania, a non aver firmato questa “Dichiarazione dei 79”.
Oltre a Trump e al premier israeliano Netanyahu, di cui l’Aja chiede l’arresto per crimini di guerra e contro l’umanità, ci sarà forse riconoscente per aver contribuito a indebolire la Corte anche Vladimir Putin, sotto mandato d’arresto per deportazione e trasferimento di bambini dall’Ucraina alla Russia.
“Si sta riproducendo una situazione simile a quella del periodo tra le due guerre mondiali: siamo in un frangente pericoloso”, afferma Micaela Frulli, docente di Diritto internazionale all’Università di Firenze. “La differenza fondamentale è che, rispetto ad allora, oggi il sistema giuridico internazionale ha istituzioni in grado di intervenire per evitare il peggio. Purtroppo, si sta facendo di tutto per provocare la loro implosione”. Le conseguenze, secondo la giurista, potrebbero essere disastrose.
La Cpi procede contro gli individui macchiatisi di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e di aggressione. Delitti così gravi da meritare una giurisdizione universale, superando lo scudo della sovranità dello Stato inadempiente.
Micaela Frulli ha avuto come maestro Antonio Cassese, uno dei padri, insieme a Giuliano Vassalli, del Diritto penale internazionale.
Professoressa, in questi giorni si parla soprattutto di cavilli. Ma in sostanza, l’Italia ha violato o no il diritto internazionale rimpatriando Osama Almasri?
"Lo ha violato. I cavilli del diritto interno non possono mai essere la scusa per non applicare un trattato. La Convenzione di Vienna sul diritto pattizio è molto chiara, all’articolo 27 (secondo cui “una parte non può invocare le disposizioni della propria legislazione interna per giustificare la mancata esecuzione di un trattato”, ndr). L’Italia ha promosso lo Statuto di Roma che istituisce la Corte penale internazionale. Ne è parte contraente, ha ratificato il trattato. E ha infranto una norma in esso inclusa. La Corte, dal canto suo, non è tenuta ad avere contezza delle procedure interne degli Stati che riconoscono la sua giurisdizione. Emette un mandato e chiede cooperazione. Sta agli Stati adottare una procedura interna adeguata e a rispettarla".
Quali norme dello Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale, potrebbe aver violato l’Italia?
"Lo Statuto prevede, all’articolo 86 e seguenti, l’obbligo di cooperazione. Il ministro avrebbe dovuto interloquire con la Cpi, se avesse avuto dubbi. Non lo ha fatto, a quanto pare. E l’atto della Corte è rimasto lettera morta. Una violazione eclatante".
Nordio dice che l’ordine di cattura era “nullo” perché conteneva dettagli sbagliati…
"Il ministro ha tenuto a dire di non essere “un passacarte”. Ma in questo caso “passare le carte” era proprio quel che doveva fare. Eventuali vizi del mandato avrebbero potuto essere contestati alla Cpi in un secondo tempo".
La Cpi chiederà conto all’Italia di quanto avvenuto?
"Penso proprio di sì. Potrebbe esserci una condanna per mancata cooperazione. È successo in passato per la Mongolia e altri Stati. Il danno sarebbe soprattutto reputazionale. L’Italia è sempre stata fautrice della giustizia penale internazionale. Ora si schiera tra chi osteggia e delegittima la Cpi. Indebolendola in un momento storico in cui il suo ruolo potrebbe essere cruciale".
L’articolo 11 della Costituzione prevede che l’Italia consenta “alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”, e che promuova e favorisca “le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Ci stiamo sottraendo a questo principio?
"Di sicuro ci siamo messi dalla parte di chi queste limitazioni di sovranità non le accetta. Dove è finita la sovranità responsabile?".
Il nostro ministro degli Esteri aveva già snobbato la Corte affermando che l’Italia avrebbe ignorato il mandato di arresto per il premier Israeliano Netanyahu…
"Ma nel caso di Almasri non è certo ipotizzabile alcun conflitto normativo tra l’ordine di cattura della Cpi e l’immunità personale di un capo di governo in carica, conflitto che si verificherebbe nel caso di Netanyahu, o di Putin".
Per crimini dell’enormità di quelli previsti dalla Cpi non valgono anche altre norme in contrasto con quelle sull’immunità di diplomatici e statisti?
"Certo che sì: c’è l’obbligo di processare o estradare il soggetto incriminato per crimini di guerra affinché sia processato. E ciò vale anche al di là dello stesso Statuto di Roma. Vale per il diritto internazionale generale e certamente questo obbligo avrebbe dovuto essere rispettato per la consegna di Almasri".
Perché Donald Trump ha imposto sanzioni alle Corte penale internazionale?
"Lo aveva già fatto durante il suo precedente mandato. Anche in quel caso si era trattato di divieto d’ingresso negli Stati Uniti e di congelamento di beni e proprietà. I motivi erano in linea con quelli che avevano portato Washington a non aderire allo Statuto di Roma e riguardavano essenzialmente la tutela del personale militare americano all’estero, con l’esclusività delle azioni penali che potessero riguardarlo. La cosa assurda è che adesso Trump sostiene che la Corte abbia violato il diritto internazionale, non si capisce bene a che titolo".
La mossa di Trump contro la Cpi è stata preceduta dall’uscita sulla “ripulitura” di Gaza e il trasferimento dei suoi abitanti. Pulizia etnica?
"Tecnicamente sarebbe deportazione. Ma sì, può configurare anche una pulizia etnica".
Diritto internazionale e multilateralismo sono sotto attacco?
"Stiamo assistendo a un’accelerazione ma l’attacco è in atto da tempo. Il punto di rottura è identificabile negli attacchi agli USA dell’11 settembre 2001. La reazione, seppure comprensibile, avvenne tuttavia in violazione plateale del diritto internazionale esistente, si arrivò anche a legittimare la tortura nell’ambito della “guerra al terrore”. Intraprendere la strada della lotta senza regole, arrivando alla guerra contro l’Iraq nel 2003, e continuando su questo terreno negli anni successivi ha purtroppo innescato una spirale molto pericolosa. Si è progressivamente delegittimato il ruolo delle organizzazioni internazionali, l’ONU è stata marginalizzata per quanto riguarda il mantenimento della pace. Dovremmo invertire la rotta: se non difendiamo istituzioni internazionali come la Corte penale internazionale l’ordine mondiale diventerà sempre più instabile".