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Candid camera in strada e video pubblicati sui social, 17 arrestati in Iran

Gli scherzi simulavano ad esempio omicidi o sparatorie palesemente falsi o mettevano in scena vecchi sketch della comicità come il lancio di torte ai passanti.
A cura di Antonio Palma
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Video di scherzi fatti in strada, una sorta di filmati da candid camera postati poi online sui social per aumentare i propri follower, è bastato questo per fare scattare la terribile reazione delle forze di polizia iraniane che hanno arrestato 17 persone con l’accusa di aver turbato la “tranquillità e la sicurezza dei cittadini". In un Paese dove il regime teocratico controlla ogni mezzo di informazione, compreso internet e i social, la diffusione dei video che stavano diventano virali è stata subito repressa in modo pesante. Secondo la polizia, gli scherzi messi in atto dagli arrestati "hanno seminato il panico" tra i passanti con l’unico scopo di aumentare il numero dei loro follower ma in realtà gli arresti appaiono come parte di una vasta repressione delle autorità di Teheran sull'uso dei social media.

Come racconta la Bbc, solo giovedì ad esempio la polizia di Teheran ha annunciato l'arresto di 94 persone con vaghe accuse di "aggressività" sui social media. In un altro caso 16 persone sono state arrestate per aver promosso "culture emergenti e anormali" sui loro profili online, indicazione dietro la quale si nasconde una palese repressione del dissenso interno. I video incriminati di cui sono accusati i 17 arrestati simulavano ad esempio omicidi o sparatorie palesemente falsi o mettevano in scena vecchi sketch della comicità come il lancio di torte ai passanti. Le reazioni degli altri erano ovviamente di stupore e divertimento mentre i pochi casi di reazioni più violente erano in realtà altrettante finzioni come hanno tentato di far capire gli stessi indagati. "Volevo solo rendere felici le persone e aumentare i miei follower su Instagram" ha spiegato uno dei fermati. "Giocano sui nervi delle persone e sono un pericolo per la convivenza" spiega però il capo della polizia di Teheran, il generale Hossein Rahimi che accusa gli autori dei filmati di averli girati senza permessi delle autorità e degli altri cittadini ripresi.

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