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Brexit, voto storico: il parlamento inglese ritira i poteri del governo sulle proposte di legge

Passa l’emendamento Letwin: ora il governo sarà costretto a seguire le indicazioni proposte da Westminster. In altre parole i parlamentari potranno votare piani alternativi all’accordo con Bruxelles. La cancellazione dell’uscita dalla Europa a questo punto non è più da escludere. Si dimettono tre ministri.
A cura di Biagio Chiariello
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Il nuovo testo proposto da Theresa May per la Brexit avrebbe dovuto essere messo al voto dal parlamento britannico nella giornata di mercoledì, secondo gli ultimi accordi stretti con la Ue. Ma nella serata di ieri la Camera dei Comuni ha approvato l'emendamento Letwin sulla Brexit destinato a dare “la precedenza” al voto su proposte alternative di piani B, rispetto all’eventuale terzo tentativo di ratifica dell’accordo May. A questo punto il governo dovrà seguire le indicazioni proposte da Westminister: mantenimento nel mercato unico, nuovo referendum o addirittura la cancellazione dell'uscita dalla Europa. La premier ha parlato di “pericoloso precedente parlamentare”, perché solitamente nel Parlamento inglese è sempre lo stesso esecutivo a dare il passo e decidere che cosa viene messo ai voti.

Si dimettono tre sottosegretari

L’approvazione dell’emendamento ha avuto peraltro delle conseguenze immediate: tre sottosegretari hanno rassegnato le proprie dimissioni. Si tratta del sottosegretario Richard Harrington, che ha votato per il testo contro la volontà del governo, s’è dimesso. Il passo indietro del ministro pro-Ue è arrivato dopo aver votato in dissenso dalla linea ufficiale dell’esecutivo e del Partito Conservatore. Era ministro del Business e dell’Industria dal giugno del 2017 e si era dichiarato pronto a rassegnare le dimissioni se non fosse stato escluso il ‘no deal’ per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Insieme a lui hanno rassegnato le dimissioni anche Alistair Bury, sottosegretario agli Esteri, e Steve Brine, sottosegretario alla Sanità.

"Nessun nuovo referendum"

Prima del voto Theresa May aveva riconosciuto di non avere il "consenso sufficiente" per sottoporre a un terzo voto della Camera dei Comuni l'accordo sulla Brexit raggiunto con l’UE e insistito che, laddove il Parlamento non fosse in grado di approvare un accordo su una diversa Brexit, l'Ue non concederà una proroga più lunga rispetto a quella fissata (fino al 22 maggio con la ratifica dell'accordo esistente, fino al 12 aprile senza). Resta inteso che un altro referendum “è da escludere”, ha ribadito il premier, malgrado la manifestazione di un milione di sostenitori ‘pro Remain' a Londra.

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