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Brexit, la Corte suprema dà torto al premier Johnson: “Illegale sospendere il Parlamento”

Nuovo schiaffo, in piena crisi per la Brexit, al premier britannico Boris Johnson: la Corte suprema britannica ha dichiarato illegale, nulla e senza effetto la decisione di sospendere il Parlamento. La sospensione, quindi, non è più valida e il Parlamento dovrebbe tornare a riunirsi in tempi molto brevi.
A cura di Stefano Rizzuti
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La Corte suprema britannica ha dichiarato “illegale” la decisione del premier britannico Boris Johnson di sospendere il Parlamento in vista della prossima scadenza della Brexit. Per il premier britannico si tratta di una dura sconfitta: il suo tentativo di concludere l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue entro il 31 ottobre, quindi, subisce una nuova battuta d’arresta. La decisione di Johnson era stata quella di sospendere il Parlamento fino al 14 ottobre, nel pieno dei giorni di crisi sulla Brexit. La Corte suprema ha ora accolto gli argomenti presentati con i ricorsi degli oppositori del governo e degli attivisti che sono, invece, a favore della permanenza di Londra all’interno dell’Unione europeo. Il verdetto è stato raggiunto all’unanimità dal collegio composto da 11 giudici.

Secondo la Corte suprema britannica la sospensione del Parlamento non solo è illegale, ma anche “nulla e senza effetto”. A spiegarlo è il presidente della Corte, Lady Hale. Sempre Lady Hale precisa che il suggerimento di Johnson alla regina comporta, come conseguenza, che la sospensione non ha effetto e il Parlamento non è quindi sospeso.

Lo speaker dimissionario della Camera dei Comuni, John Bercow, interviene subito dopo la notizia della decisione dei giudici della Corte suprema per chiedere di riprendere al più presto i lavori parlamentari: “I lavori in Parlamento riprendano subito, senza ulteriori ritardi”. Il Parlamento, secondo quanto sottolinea ancora la Corte, potrà essere riconvocato “al più presto possibile”. Ora è il presidente della Camera a decidere cosa fare e il parere dei giudici è che si possa consentire una convocazione immediata. Bercow ha già chiarito che consulterà presto i leader dei partiti e ha aggiunto che la sentenza “ha vendicato il diritto e il dovere del Parlamento di riunirsi in un momento cruciale per controllare l’esecutivo e ritenere responsabili i ministri”. Subito dopo la notizia della sentenza le opposizioni hanno chiesto le dimissioni del premier Boris Johnson.

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