Brexit, il premier inglese “sospenderà” il Parlamento con l’ok della Regina Elisabetta
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La partita sulla Brexit ha un nuovo e inaspettato giocatore in campo, la Regina Elisabetta II. Il premier Boris Johnson ha infatti deciso di chiedere alla sovrana di tenere dopo il 15 ottobre il discorso in Parlamento, che tradizionalmente dà l’avvio ai lavori dopo la pausa estiva. La sovrana ha accettato, approvando così la richiesta del governo britannico di sospendere le attività del Parlamento.
In questo modo, secondo alcuni commentatori, Johnson intende cancellare la possibilità che i parlamentari blocchino la Brexit dura, ovvero l’uscita dalla UE senza un accordo (il No deal), vero obiettivo della sua corrente politica. Dopo il fallimento dell'ex premier May, infatti, la guida del Paese è passata nelle mani della destra del partito conservatore, che punterebbe su un accordo più favorevole con la UE non escludendo però il cosiddetto No Deal, ovvero l'uscita dall'area UE senza accordi di transizione con l'Unione Europea. Il premier ha inviato una lettera ai suoi colleghi di partito per metterli al corrente di tale iniziativa, spiegando che una mossa di questo tipo lascerebbe comunque “molto tempo per discutere del No deal ai parlamentari” e chiedendo unità in vista dell’importante Consiglio Europeo del 17 e 18 ottobre, centrale per i piani di Brexit.
Durissima la reazione dei parlamentari dell’opposizione, che hanno parlato anche della possibilità di mettere in campo una “camera alternativa” in cui continuare i lavori. Per i laburisti, quella di Johnson è una vera e propria dichiarazione di guerra alla democrazia parlamentare, "un modo molto pericoloso e irresponsabile di governare". Si tratterebbe, in effetti, di una decisione gravissima, un precedente isolato almeno nella storia moderna e contemporanea del Regno Unito. Spiega Guerrera su Repubblica che “sarebbe una mossa di rara gravità costituzionale e aprirebbe una crisi senza precedenti nella storia recente britannica” e aprirebbe un lungo contenzioso. Infatti, appare molto difficile che la Regina possa opporsi alla richiesta di Johnson, sempre per prassi istituzionale.