Breivik voleva uccidere tutti i presenti a Utoya: per la polizia erano 569
Andres Behring Breivik, nell’aula del tribunale di Oslo per il quarto giorno consecutivo, continua a parlare per “spiegare” i motivi che lo hanno spinto a compiere gli attacchi di Oslo e Utoya per i quali si trova a processo. Continua a fornire i dettagli di quelle stragi durante le quali morirono 77 persone, dettagli che giorno dopo giorno mostrano un killer non solo non pentito ma rammaricato per non aver fatto di più. Una delle sue ultime affermazioni della giornata, infatti, chiarisce sempre più la sua “convinzione”: Breivik ha precisato che lo scorso 22 luglio avrebbe voluto prima assassinare i responsabili della riunione laburista e poi sparare spingendo tutti i ragazzi del raduno a fuggire nel lago interno dell’isola di Utoya nella speranza di vederli annegare. Secondo la polizia sull’isola di Utoya c’erano 569 persone, Breivik ne ha visti morire “solo” 69. Obiettivo mancato, insomma, visto che li voleva tutti morti.
Voleva anche decapitare e filmare l’ex premier laburista – Uccidere tutti i giovani di Utoya non bastava, il killer estremista avrebbe voluto infatti catturare e decapitare l’ex primo ministro laburista Gro Harlem Brundtland, uno degli oratori che doveva intervenire sull’isola: “Il piano era di decapitare Gro Harlem Brundtland mentre io leggevo un testo”, decapitazione che sarebbe stata anche filmata. Voleva uccidere, inoltre, anche il leader dell’ala giovanile del partito, Eskil Pedersen, il suo “bersaglio numero due”. Morti che dovevano essere filmate perché questa “è una strategia e una tradizione degli estremisti islamici”. Nella giornata di oggi Breivik ha anche raccontato, dinanzi ai tanti superstiti e familiari delle vittime sconvolti, che la sua strage fu preparata con un videogioco fantasy con ambientazioni medievali. Il killer si dilettava, infatti, a giocare (esercitandosi così al tiro) per 16-17 ore al giorno a World of Warcraft. La sua strage, che come lui stesso ha affermato doveva prevedere tre attentati con bombe seguiti poi da una sparatoria, è stata ideata nel 2006, quando è tornato a vivere con sua madre all’età di 27 anni.
Per la prima volta Breivik rinuncia al suo saluto estremista – Il gesto col quale Breivik si era presentato in tribunale lunedì e che aveva ripetuto nei giorni seguenti dinanzi ai presenti è stato per la prima volta evitato questa mattina. L’avvocato del killer ha chiesto, infatti, al suo assistito di rinunciare al suo saluto-show col braccio teso e il pugno chiuso perché considerato provocatorio dalle famiglie delle vittime e dai sopravvissuti. Ieri Andres Behring Breivik si è rifiutato di fare i nomi di eventuali complici e, nel rivolgersi alla corte, ha detto che “questo caso ha solo due possibili esiti: l’assoluzione o la morte”. Ventuno anni di carcere (la pena massima consentita in Norvegia) sarebbero per Breivik una “punizione patetica”. Il killer, sempre nella giornata di ieri, non ha neppure rinunciato a definire una “vergogna” che un giudice sia stato rimosso per aver chiesto per lui la pena di morte.