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Guerra in Ucraina

Breccia: “A Bakhmut si combatte come nella Prima Guerra Mondiale, assalti in trincea e corpo a corpo”

Il professor Gastone Breccia a Fanpage.it: “A Bakhmut uno scenario molto simile a quello della Prima Guerra Mondiale. Uscire allo scoperto significa farsi ammazzare. Si combatte in trincea e casa per casa”.
Intervista a Gastone Breccia
Storico ed esperto di teoria militare.
A cura di Davide Falcioni
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A Bakhmut, città ucraina nell'oblast del Donetsk, la situazione sul campo è ancora di sostanziale stallo. I soldati russi e gli ucraini combattono nelle trincee e casa per casa e nella giornata di ieri sono stati segnalati scontri anche nei tunnel sotterranei dell'impianto industriale Azom. I guadagni territoriali quotidiani di Mosca sono minimi, ma hanno il merito di logorare la resistenza di Kiev "corrodendone" lentamente la resistenza.

Non a caso nella giornata di ieri un'analisi del Washington Post ha rivelato che le forze armate ucraine, dopo oltre un anno di guerra, soffrono una grave carenza di uomini e munizioni. Sebbene gli aiuti militari occidentali continuino ad arrivare al fronte le armi non bastano e non possono sopperire la scarsità di soldati adeguatamente addestrati e pronti a combattere. "I volontari abbondano, ma quelli davvero in grado di battersi scarseggiano. Altri soldati si stanno addestrando e potrebbero entrare in azione per una futura offensiva, ma si tratta di un calcolo molto rischioso", spiega a Fanpage.it il professor Gastone Breccia, storico ed analista militare con cui abbiamo fatto il punto della situazione.

Gastone Breccia
Gastone Breccia

Un articolo pubblicato ieri sul Washington Post spiega che l’Ucraina sarebbe a corto di uomini e munizioni, tanto da far dubitare alcuni funzionari statunitensi della capacità di Kiev di organizzare un’offensiva primaverile.

Sì, il tenente colonnello Kupol, comandante di un battaglione della 46esima brigata aviotrasportata, ha raccontato ad esempio che dei 500 uomini sotto il suo comando all'inizio della guerra 100 sono morti e 400 sono fuori uso dopo essere stati feriti. Che ci siano carenze di personale però mi viene confermato anche mie fonti ucraine. Si tratta di testimonianze che devono farci riflettere: significa che Kiev attraversa una crisi dal punto di vista del cosiddetto manpower. Intendiamoci: i volontari disposti a combattere abbondano, ma quelli davvero in grado di farlo sono pochi in questa fase. Quello che andrebbe approfondito è se i vertici militari ucraini stiano tenendo da parte uomini addestrati pronti da buttare nella mischia in una futura offensiva. Molto probabilmente ora si sta mantenendo sulla linea del fronte gente poco preparata perché i migliori stanno ultimando la preparazione. Si tratta però di una strategia molto rischiosa.

La scarsità di uomini e mezzi rischia di fra crollare il fronte ucraino?

I russi stanno chiaramente producendo uno sforzo molto rilevante per prendere Bakhmut e completare la conquista – per loro strategica – del Donbass, avanzando verso Kramatorsk, ultima città importante della regione. Si tratterebbe indubbiamente di un successo militare importante per Putin, che poi potrebbe fermarsi, fortificare le posizioni acquisite e proporre una trattativa. Agli ucraini questa situazione tuttavia non può andare bene, tant’è vero che stanno certamente addestrando uomini per un contrattacco: dove e quando avverrà tuttavia non possiamo saperlo.

Quante sono le possibilità che una controffensiva di Kiev vada a buon fine?

Questo è un grosso punto interrogativo. Di certo gli ucraini non si siederanno al tavolo delle trattative prima di aver provato a riprendere l’iniziativa sul campo: non penso che punteranno a riconquistare grandi fette di territorio, perché temo sia ormai impossibile, ma quantomeno alcune città simbolo. Immagino, ad esempio, a un’offensiva simile a quella dello scorso autunno volta a riconquistare un centro come Severodonetsk. Solo a quel punto ritengo che Kiev accetterà un dialogo con Mosca: farlo prima, senza avere molte “carte” in mano, equivarrebbe a una sconfitta in una fase in cui i russi hanno il pallino dell’iniziativa.

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Che tipo di strategia stanno adottando i russi? Se è vero che sono in vantaggio, è altrettanto vero che a Bakhmut la situazione appare da settimane “congelata”.

Le condizioni sul campo di battaglia oggi sono tali da non riuscire ad ammassare truppe per una grande manovra offensiva o un’azione di sfondamento, come ci eravamo abituati a vedere dalla Seconda Guerra Mondiale. Oggi si tende a stare molto “nascosti” in trincea, si fanno piccoli movimenti e si guadagnano pochi metri alla volta, in uno scenario molto simile a quello della Prima Guerra Mondiale. Uscire allo scoperto significa farsi ammazzare. Per questo i russi stanno conducendo una campagna di attrito e di lento logoramento: d’altro canto dispongono di più uomini e più mezzi. Possono perderne molti, ma ne avranno sempre più degli ucraini.

La scorsa settimana il Ministero della Difesa britannico ha dichiarato che i russi sono costretti a combattere con pale MPL-50 di epoca sovietica perché dispongono di poche munizioni. Quanto c’è di vero e come stanno davvero le cose?

Chi studia la guerra, come me, sa perfettamente che le vanghette da trincea sono sempre state uno strumento impiegato nei combattimenti ravvicinati, e non perché mancassero le munizioni ma semplicemente perché è inutile e impossibile sparare a nemici nel corpo a corpo, in spazi estremamente ristretti. Basta leggere le memorie sulla Grande Guerra per scoprire la tragica utilità di quelle piccole pale. Ecco perché vengono impiegate a Bakhmut: perché anche lì si combatte casa per casa e nelle trincee si ricorre spesso al corpo al corpo. In questi casi la tecnologia serve a ben poco: puoi avere i migliori fucili di precisione, ma se il tuo nemico è a due metri non te ne fai niente.

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Insomma, disporre delle migliori tecnologie non basta.

È importante, ma non è tutto. Ricordo che ne parlai in Siria con i guerriglieri curdi delle YPG. Avevano poche armi e molto rudimentali, quindi cercavano il contatto fisico coi loro nemici. Nel corpo a corpo avevano molte più chances di vittoria.

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