Brasile, morto volontario che partecipava a test vaccino AstraZeneca Oxford: ignote cause decesso
Un ventottenne brasiliano che stava partecipando come volontario alla fase 3 del test del vaccino contro il coronavirus sviluppato dall'Università di Oxford e dalla casa farmaceutica anglo-svedese AstraZeneca – in partnership con l‘azienda italiana Advent-Irbm di Pomezia – è morto giovedì scorso: a renderlo noto l'Agência Nacional de Vigilância Sanitária (Anvisa), specificando comunque che non è noto se al giovane – malato di coronavirus – sia stata somministrata una dose di vaccino oppure se abbia fatto parte del gruppo a cui è stato somministrato un farmaco "placebo". Fonti a Bloomberg parlano di quest'ultima ipotesi. Stando a quanto riferisce il quotidiano O Globo il caso è attualmente allo studio degli esperti e l'Anvisa ha suggerito di proseguire i test su tutti gli altri volontari.
I test sul vaccino Oxford-AstraZeneca andranno avanti
Il 28enne, che era un medico, non aveva altre patologie oltre al Covid-19 e da marzo era impegnato per combattere la pandemia dando anche la disponibilità a testare il vaccino, di cui ha ricevuto una dose alla fine di luglio. L'uomo si è ammalato a settembre e le sue condizioni sono via via peggiorate fino alla morte di sei giorni fa. L'Instituto D’or per la ricerca e l'istruzione, responsabile dei test sui vaccini a Rio de Janeiro, ha confermato che gli studi andranno avanti dal momento che verrebbero rispettati tutti i più rigorosi parametri sulla sicurezza. Anche AstraZeneca ha dichiarato che "le valutazioni effettuate non hanno condotto ad alcuna preoccupazione in merito alla continuazione dello studio in corso".
In una nota ufficiale l'Agência Nacional de Vigilância Sanitária ha confermato il decesso del volontario, aggiungendo tuttavia che ulteriori valutazioni sono in corso e che il loro carattere rimarrà strettamente riservato. Difficilmente, quindi, si conosceranno le cause del decesso del ventottenne. “In relazione alla morte del volontario del test del vaccino di Oxford, Anvisa è stata formalmente informata il 19 ottobre 2020. I dati relativi all'indagine condotta dal Comitê Internacional de Avaliação de Segurança (Comitato Internazionale di Valutazione della Sicurezza, ndr) sono stati condivisi con l'agenzia. Occorre sottolineare che, sulla base degli impegni di riservatezza previsti dal protocollo, gli enti regolatori coinvolti ricevono dati parziali sull'indagine svolta da tale comitato, che ha suggerito di proseguire lo studio".
I test AstraZeneca Oxford vengono condotti in "doppio cieco"
I test di sperimentazione sui vaccini di Oxford University e AstraZeneca vengono condotti in "doppio cieco": né i medici né i pazienti, quindi, sanno se ai volontari sia stato somministrato il farmaco oppure un placebo. Non è escluso, quindi, che il 28enne abbia ricevuto solo una dose "placebo" di vaccino e che sia morto a causa delle complicazioni del Covid-19 (come sostiene un'indiscrezione di Bloomberg). Non è neanche da escludere, tuttavia, che il volontario sia stato effettivamente vaccinato ma che il farmaco si sia rivelato inefficace. In Brasile finora sono stati vaccinati circa 8mila volontari.
Conte su vaccino AstraZeneca: "Se tutto andrà bene prime dosi a inizio dicembre"
Proprio ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva dichiarato che "se le ultime fasi di preparazione del vaccino Oxford-Pomezia saranno completate nelle prossime settimane, le prime dosi saranno disponibili all'inizio di dicembre". Il capo del governo aveva aggiunto che "già all'inizio avremo i primi due o tre milioni di dosi altri milioni arriveranno subito dopo. La Commissione Europea ha commissionato ad Astrazeneca e ad altre società alcune centinaia di milioni di dosi. Penso che per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare comunque la prossima primavera". Le parole di Conte erano seguite a quelle di Piero Di Lorenzo, presidente dell'Irbm di Pomezia, il centro che ha sviluppato insieme all'università di Oxford il candidato vaccino prodotto da AstraZeneca: "Ho più volte detto e continuo a dire che se, incrociando le dita, non insorgono problemi nella fase finale della sperimentazione di fase 3, è ragionevolmente credibile che entro l'anno potranno arrivare in Italia i primi 2-3 milioni di dosi del vaccino".