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Brasile, avvistati indigeni “incontattati” nel Parco Yanomami

Nel 1991 venne riconosciuta formalmente la Terra Yanomani, in Amazzonia, per preservarne la popolazione indigena. Ora, un avvistamento dall’alto di un villaggio di alcuni Yanomani “incontattati”, testimonia il successo dell’iniziativa che dura da vent’anni.
A cura di Nadia Vitali
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Nel 1991 venne riconosciuta formalmente la Terra Yanomani, in Amazzonia, per preservarne la popolazione indigena. Ora, un avvistamento dall'alto di un villaggio di alcuni Yanomani incontattati, testimonia il successo dell'iniziativa che dura da vent'anni.

Giunsero 40 000 anni fa dall'Asia attraversando lo stretto di Bering e, durante la loro storia, ebbero pochi e sporadici contatti con il mondo esterno. Fino agli anni '40, quando gli Yanomami conobbero l'esercito brasiliano, giunto nella loro Amazzonia per delimitare i confini dello Stato con il Venezuela; un incontro disastroso perché portò rapidamente incaricati del governo e missionari sulle terre degli Yanomami, con la conseguente rapidissima diffusione di epidemie di morbillo ed influenza che decimarono la popolazione.

Gli anni successivi furono ancora peggiori: quando il governo militare decise di costruire un'autostrada attraverso l'Amazzonia, gli autoctoni vennero colti alla sprovvista dalle ruspe che irruppero nei loro villaggi e furono, anche in questi casi, colpiti da malattie contro cui non avevano sviluppato le difese immunitarie; la strada, inoltre, fu un veicolo attraverso il quale patologie, coloni ed alcol si diffusero tra gli indigeni. Negli anni '80, poi, fu la volta dei cercatori d'oro che in soli sette anni causarono la morte del 20% degli Yanomami, attraverso veri e propri rastrellamenti, fino a quando gli invasori non vennero espulsi e l'area venne delimitata nel 1991 come Parco Yanomami; in seguito ai crimini gravissimi commessi, cinque cercatori d'oro vennero anche riconosciuti dalla legge brasiliana come colpevoli di genocidio.

Da allora, altre minacce gravano su questa popolazione: gli allevatori di bestiame che tentano di invadere i territori e i cercatori d'oro che utilizzano il mercurio inquinando fiumi e foreste; le malattie diffuse dagli «esterni»; l'attività mineraria estrattiva che il governo vorrebbe inaugurare nei territori degli indigeni. Nonostante questo, però, c'è un evento positivo che conferma come l'impegno e la perseveranza di vent'anni fa che ha portato alla creazione di questa enorme riserva, abbia dato dei buoni frutti: Survival International ha diffuso le foto aree di un villaggio incontaminato, mai visto e conosciuto prima d'ora.

Gli stessi Yanomami, quelli che vivono in zone più accessibili e che hanno contatti con l'esterno, affermavano di aver avvistato alcuni individui di questa popolazione «vergine» e li chiamavano Moxateteu. Ora, grazie a quest'immagine, sappiamo che non si trattava della leggenda di un popolo tribale. La notizia, per quanto confortante, non significa, tuttavia, che queste popolazioni non corrano più alcun rischio: i minatori illegali presenti in tutto il territorio costituiscono una minaccia costante ed un incontro degli "incontattati" con questi potrebbe portare a scontri gravi e conseguenze disastrose. Sarebbe, dunque, essenziale che il governo brasiliano si adoperi in politiche di protezione di queste popolazioni da cui dipende anche il destino della nostra terra, anziché rendersi anch'egli complice della distruzione della biodiversità in nome dell'economia.

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