Boris Johnson appeso a un filo: dopo gli scandali si dimettono anche 2 ministri chiave, ore decisive
Terremoto politico in Gran Bretagna: il governo di Boris Johnson è sempre più appeso a un filo. Dopo gli scandali degli ultimi mesi, a mettere a rischio la tenuta del governo sono le dimissioni di due ministri chiave, a distanza di pochi minuti uno dall'altro. Si tratta del Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak e del ministro della Salute Sajid Javid. I due hanno criticato la gestione del premier in riferimento alle denunce di cattiva condotta piovute contro l'ex vice capo Whip Chris Pincher, travolto da uno scandalo sessuale e dimessosi quattro giorni fa (il parlamentare è attualmente sospeso a causa dell'indagine avviata nei suoi confronti). È stato il Sun a raccontare che Pincher aveva palpeggiato due uomini in un gentlemen club di Londra. Per molti è inammissibile che pur essendo al corrente dei palpeggiamenti di Picher, il premier lo avesse cooptato nel suo governo.
Sunak, numero due di fatto della compagine Tory e responsabile della politica economica, ha pubblicato su Twitter la sua lettera di dimissioni. Nella missiva Sunak ha anche sottolineato le "immense sfide" che la Gran Bretagna sta affrontando: "Mi dispiace lasciare il governo, ma sono mio malgrado arrivato alla conclusione che non si può continuare così".
"Il pubblico – ha scritto nella lettera il ministro – si aspetta giustamente che il governo sia condotto in modo corretto, competente e serio. Credo che valga la pena lottare per questi standard ed e' per questo che mi dimetto".
"Credo che il pubblico sia pronto ad ascoltare questa verità. La nostra gente sa che se qualcosa è troppo bello per essere vero, allora non è vero. Hanno bisogno di sapere che mentre c'è un percorso verso un futuro migliore, non comunque un percorso facile". Sunak ha quindi fatto riferimento al suo prossimo intervento sull'economia del Paese insieme al premier, in programma la prossima settimana: "Ora mi è chiaro che i nostri approcci sono fondamentalmente troppo diversi".
Il leader laburista Sir Keir Starmer ha detto ai giornalisti che ora i ministri dovrebbero agire nell'interesse nazionale per rimuovere il primo ministro Boris Johnson dall'incarico. Starmer ha detto che dovrebbero dimettersi o costringerlo a dimettersi.
"Sembra che Johnson possa esser vicino alla fine, e non è troppo presto": è il commento della premier scozzese, l'indipendentista Nicola Sturgeon. "È da notare che i ministri dimissionari si sono decisi ad andarsene solo quando ha mentito a loro, ma lo avevano difeso mentendo a loro volta. L'intero lotto marcio se ne deve andare. E la Scozia ha bisogno che permanga l'alternativa dell'indipendenza", ha scritto sul suo profilo Twitter.
Le scuse tardive di Johnson per la nomina di Pincher
Il premier britannico si è scusato per non aver silurato già due anni fa l'ex viceministro Chris Pincher. Johnson ha riconosciuto come "un errore" la permanenza di Pincher nella compagine Tory dopo le accuse di molestie sessuali arrivate per un episodio simile precedente, di cui egli stesso ha oggi riconosciuto di essere stato informato a fine 2019. Fu proprio allora che Johnson promosse Pincher al ruolo di vice coordinatore dei parlamentari conservatori. Ma le sue scuse rischiano di essere tuttavia tardive, tenuto conto che hanno preceduto di poco l'annuncio dell'abbandono del governo per protesta contro la sua leadership da parte di due pedine fondamentali.
Il primo ministro ha comunque chiesto scusa per la nomina: "Con il senno di poi era la cosa sbagliata da fare". "Voglio rendere assolutamente chiaro che non c'è posto nel governo per chiunque sia un predatore o abusi della sua posizione di potere", ha continuato Johnson. "Se potessi tornare indietro, ci penserei e riconoscerei che non avrebbe imparato la lezione e non sarebbe cambiato. Me ne rammarico".
Anche il vice presidente dei conservatori si dimette
Ormai è una valanga. Il vice presidente dei Tories, il parlamentare Bim Afolami, si è appena dimesso, dicendo che Boris Johnson non ha più il sostegno del Paese. L'annuncio è arrivato in diretta tv.