Bombardamenti e “pulizia etnica” in Siria: l’Europa estende le sanzioni

La situazione in Siria diventa di giorno in giorno più drammatica tanto da spingere anche il nostro ministro degli Esteri Giulio Terzi a utilizzare dei termini molto duri: “La battaglia dell’esercito siriano contro la propria popolazione rasenta la pulizia etnica e i crimini contro l’umanità”, così il titolare della Farnesina al suo arrivo a Bruxelles ha parlato di una repressione che “nel nostro mondo non deve esistere”. I numeri resi noti dall’Osservatorio per i diritti umani sono infatti drammatici e descrivono un bilancio che aumenta continuamente: solo ieri le truppe regolari hanno fucilato almeno 20 uomini a Damasco. Erano disarmati, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, e sarebbero stati giustiziati, secondo quanto hanno denunciato gli attivisti antiregime, perché sospettati di aver aiutato i ribelli. Alcuni di loro avevano le mani legate dietro la schiena, altri dita rotte o amputate. Continuano anche i bombardamenti, secondo quanto riporta l’agenzia France Presse, sia nella Capitale che in altre città quali Homs, una dei simboli della rivolta.
Inasprimento delle sanzioni – A fronte di una situazione non più sostenibile l’Unione europea ha deciso di estendere le sanzioni contro il regime di Bashar al Assad, in particolare rafforzando l’embargo in vigore sulle armi. In base alle nuove misure i Paesi europei potranno compiere ispezioni su navi e aerei con un carico sospetto nei propri aeroporti, porti e acque territoriali, nel rispetto delle norme internazionali, e colpiranno chi sostiene economicamente la Siria di Assad. Da martedì entreranno in vigore il congelamento dei beni e il blocco dei visti, sulla lista dell’Unione Europea ci sono già 129 persone e 49 entità tra cui anche i ministri della Difesa e i responsabili dell’Intelligence che sono rimasti uccisi negli ultimi scontri. Catherine Ashton assicura, a questo punto, che dall’Europa arriverà in Siria “un messaggio chiaro”.
La Lega araba chiede ad Assad di rinunciare – Intanto, al presidente siriano viene offerta “un’uscita sicura” dal Paese se dovesse rinunciare rapidamente al potere: è quanto ha annunciato nelle ultime ore il primo ministro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim Al Thani, al termine di una riunione del Comitato arabo sulla situazione siriana. “Vi è un’intesa in favore di una dimissione rapida del presidente Assad in cambio di un’uscita sicura”, così Hamad ai giornalisti al termine della riunione. L’invito per l’opposizione e l’Esercito libero siriano è quello di formare un governo di unità nazionale, Assad invece deve prendere una decisione “coraggiosa” e salvare così il suo Paese. I Paesi della Lega Araba hanno anche concordato lo stanziamento di 100 milioni di aiuti per i rifugiati siriani in Libano, Turchia e Giordania.