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Boeing MH017 abbattuto, nuove prove accusano i militari ucraini

Nel crescente silenzio dell’Occidente, una nuove ipotesi si fa largo con terribile forza: l’aereo malese abbattutto sui cieli ucraini il 17 luglio scorso, dove hanno perso la vita 298 persone, potrebbe essere stato colpito d un missile Sa-11 ucraino durante un’esercitazione militare del 156esimo reggimento antiaereo.
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Ad abbattere il Boeing 777-200ER della Malaysia Airlines sarebbe stato un missile Sa-11 lanciato da una batteria antiaerea ucraina Buk-M1, durante un'esercitazione militare condotta dalle truppe di Kiev nel territorio di Donetsk, Ucraina orientale. Questa è l'agghiacciante ricostruzione che circola negli ambienti militari russi e che, al momento, trova conferma in fonti del dipartimento della Difesa ucraina. Secondo quanto si apprende dalla fonte interna della Difesa di Kiev: “Il 17 luglio al comandante del 156esimo reggimento anti-aereo ucraino è stato ordinato di eseguire un'esercitazione che coinvolgesse le truppe di terra presenti nel territorio di Donetsk e prevedeva l'utilizzo delle batterie antimissile Buk-M1, con l'obiettivo di individuare e distruggere gli obiettivi segnalati dal radar”.

Una ricostruzione tutta da confermare, ma che al momento trova sostegno in due evidenze fornite dal ministero della Difesa russa agli investigatori internazionali e all'intera opinione pubblica. Secondo i rilevamenti dei satelliti russi in quei drammatici momenti del 17 luglio scorso in volo sui cieli dell'Ucraina settentrionale oltre all'MH017, con a bordo 298 persone tutte decedute nell'incidente, si sarebbero trovati due Su-25 (caccia da attacco al suolo e supporto ravvicinato alle truppe di terra figlio dell'era sovietica e in possesso a numerose forze armate dei paesi dell'ex Cortina di Ferro), coinvolti nell'esercitazione militare condotta dagli uomini del 156esimo reggimento antiaereo del Comando aereo centrale ucraino.

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La presenza di almeno uno dei due Su-25 è stata accertata dai controllori di volo russi del centro di monitoraggio aereo di Rostov, che pochi minuti prima l'abbattimento del Boeing 777 hanno chiesto l'identificazione del velivolo senza ottenere risposta. Tuttavia l'assenza del Ssr (ovvero il Secondary surveillance radar, radar secondario di sorveglianza obbligatorio sui velivoli civili e non su quelli militari) ha fatto sì che il cerchio si chiudesse attorno al Su-25 (grazie alla velocità e all'altitudine è possibile procedere con l'identificazione). “Un aereo militare ucraino – ha affermato il generale di Corpo d'Armata Andrey Kartopolov, comandante delle Operazioni speciali presso il Quartier generale delle forze armate russe –, è stato individuato mentre, nell'atto di raggiungere quota, si trovava ad una distanza compresa tra i 3 ed i 5 chilometri dall'aero della Malaysian Airlines. Vorremmo sapere perché un caccia militare di Kiev si trovava a così poca distanza dal velivolo civile, perché percorreva quello stesso ‘corridoio', quasi allo stesso momento ed alla stessa altitudine del MH017”. Secondo l'opinione più diffusa tra gli esperti del trasporto aereo è possibile ipotizzare che se il missile fosse stato lanciato per individuare e distruggere il Su-25 (anche solo per esercitazione, ma comunque armato) e questi si fosse trovato, come appare, in prossimità del Boeing 777, il sistema radar del Sa-11 avrebbe potuto unire le tracce dei due velivoli ‘optando' per quello più grande e inseguendo quest'ultimo.

Domande che al momento rimangono senza alcuna risposta, ma che registrano il grave silenzio delle autorità di Kiev. Ad oggi, oltre ad accuse specifiche contro Mosca, il governo ucraino non ha saputo (o voluto ci si chiede), sostanziare dati, fornire prove o, quanto meno, rendere note le conversazioni tra i controllori dello spazio aereo di Dnepropetrovsk – titolare in quel momento della gestione del territorio ucraino – e il comandante del Boeing 777. Inoltre, è bene ricordare, lo stesso governo di Kiev aveva negato la presenza di alcun aereo da guerra ucraino nello spazio aereo del Boeing al momento della tragedia, dichiarazione questa che sembra essere stata smentita dai dati forniti dai controllori di volo russi.

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Il ministero della Difesa russo, accusato dagli Stati Uniti subito dopo il dramma di essere in qualche modo “collegato” alla tragedia, ha fornito inoltre evidenze fotografiche che riportano la presenza dei mezzi del 156esimo reggimento antiaereo nel territorio limitrofo alla cittadina di Donetsk dove sono in corso furiosi combattimenti tra le forze separatiste e quelle regolari di Kiev e da dove, sembra essere ormai acclarato, è partito il missile Sa-11 che ha abbattuto il volo diretto a Kuala Lumpur. Anche in questo caso, le evidenze fornite dal ministero russo potrebbero essere il risultato di fotomontaggi o manomissioni, e come sempre vanno prese con il beneficio del dubbio e provando a trovare verifiche indipendenti. Ma sembra più che lecito chiedersi come mai coloro che sostengono che siano stati i guerriglieri filorussi, armati da Mosca, ad azionare la batteria antimissile Buk-M1 non forniscano uguali prove a sostegno delle proprie posizioni. Nelle scorse ore una portavoce della Casa Bianca, Marie Harf, ha ribadito la presenza di lanciatori missilistici russi in territorio ucraino, citando fonti dell'Intelligence americana, senza tuttavia fornire alcuna prova documentale e riscontrabile a supporto di tali informazioni.

Il generale Kartopolov ha, inoltre, dichiarato – durante la conferenza stampa in cui ha mostrato le foto satellitari relative alla presenza dei mezzi antiaerei ucraini in prossimità di Donetsk –, che proprio in quei momenti sui cieli dell'Ucraina orientale si trovava un satellite spia sperimentale americano che avrebbe ripreso quanto avvenuto in quei drammatici momenti. Al momento, tuttavia, né da Langley né dalla Casa Bianca giungono immagini o informazioni a tale riguardo.
E mentre tali ricostruzioni fanno corrono la memoria, soprattutto in Italia, a tragedie mai del tutto chiarite, dall'Ucraina giunge la notizia delle dimissioni di Arseniy Yatsenyuk primo ministro di Kiev. Dimissioni, si apprende, legate alla “disintegrazione della coalizione e il conseguente blocco delle iniziative del governo” poche ore dopo l'espulsione dei 32 parlamentari comunisti e l'annuncio del progetto di messa al bando del partito di sinistra, voluto fortemente dalla maggioranza di estrema destra che sostiene il presidente Petro Poroschenko.

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