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Bloody Christmas, i cinque più inquietanti delitti commessi il giorno di Natale

Il Natale, a ogni latitudine, è il giorno che viene celebrato con pranzi in famiglia e brindisi. Ogni anno, però, questo giorno felice viene segnato da terribili episodi di cronaca nera. Si tratta spesso di delitti a sfondo familiare che finiscono per tingere di nero questo giorno. Ecco i cinque ‘delitti di Natale’ più scioccanti.
A cura di Redazione
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I giorni  delle festività natalizie sono quelli in cui si riunisce la famiglia, si ritrovano le persone care e si fa il bilancio degli affetti e delle lacune nella vita. Per gli individui più fragili, però, può essere il momento peggiore. Quello, per esempio, in cui portare a termine il proprio distruttivo piano omicida, perché la solennità di quella data lo renda memorabile. Per questo, tra gli altri, il giorno di Natale è quello che annovera alcuni tra i più inquietanti delitti a sfondo familiare della storia del crimine.

Il massacro della famiglia Lawson

In America il Natale di sangue della Lawson family, è una specie di storia dell'orrore che si tramanda di padre in figlio, a Germanton, nella Carolina del Nord, dove il massacro avvenne nel lontano 1929. I Lawson sono una numerosa famiglia di braccianti della provincia rurale. Charlie Lawson, il capofamiglia e sua moglie Fannie, poco prima di Natale hanno portato in città i figli Arthur (16 anni), Marie (17), Carrie (12), Raymond (2), Maybell (7), James (4) e la neonata Mary Lou, per comprare dei vestiti nuovi. Normalmente non è tra le parche abitudini della famiglia spendere del denaro in abiti nuovi, ma questa volta sarebbero serviti per scattare una bella foto-di tutta la famiglia. Poche settimane dopo il ritratto, Charlie si piazza nella cascina del fieno in attesa che sua figlia passi di lì. È il 25 dicembre quando esplode il primo proiettile che fredda la secondogenita Marie e la piccola Maybell, mentre sono dirette a casa degli zii. Viene poi la volta della povera Fannie, sua moglie, uccisa con un'altra raffica di pallottole calibro 12 nel portico della sparuta casa di campagna. All'interno i piccoli i Raymond e James, uditi gli spari, hanno provato a nascondersi, ma non serve a nulla. In pochi attimi il loro padre li stana e li finisce entrambi. Infine, viene il turno della piccolissima Mary Lou, ultima nata. Poche ore più tardi la voce della strage dei Lawson si è diffusa ovunque, così, quando dai boschi parte l'ultimo colpo di pistola, qualcuno prova sollievo immaginando che Charlie Lawson si sia tolto la vita dopo aver ucciso tutta la famiglia. Meno il figlio maggiore Arthur si riserverà il ruolo di custode della maledizione di famiglia e sarà sua la decisione di tenere aperta al pubblico la casa del delitto per farne un macabro museo dell'orrore, negli anni  a seguire. Nessuno ha mai compreso il movente della strage, fino a che, moltissimi anni dopo, nel 1990, un libro dal titolo White Christmas, Bloody Christmas, scritto da Smith, Trudy J., non ha svelato una scioccante verità. Secondo alcuni familiari dei Lawson ci sarebbe stata una relazione incestuosa tra il padre Charlie e la secondogenita Marie, che avrebbe addirittura avuto in grembo un figlio suo, al momento del delitto.

La scomparsa dei Sodder

Lo stato della Carolina del Nord sarà teatro di un altro strano e oscuro episodio andato in scena la notte di Natale. Siamo a Fayetteville, piccolo centro minerario dove vive la famiglia di George Sodders. Originario del nostro Paese, Soddu- Sodder, è padre di dieci figli di età che vanno dai 3 ai 23 anni. La notte del 24 dicembre 1945 la casa è intenta a spacchettare i regali di Natale, quando mamma Jennie decide di andare a dormire e lasciare i piccoli alla loro dolce confusione di carte e nastri. Poco dopo una sinistra telefonata anonima e un fragorose rumore dal tetto annunciano che qualcosa sta succedendo. I due coniugi Sodder hanno appena il tempo di realizzare che la casa sta andando a fuoco, quando si accorgono che i loro figli sono rimasti intrappolati all'interno. Per loro non c'è nulla da fare e così, al mattino, quando albeggia sulle ceneri i due genitori si preparano a recuperare i cadaverini dei figli, restando invece scioccanti. I bambini sono spariti ed è solo allora che i Sodder capiscono che la telefonata e l'incendio altro non erano che un diversivo per rapire i bambini. I ragazzi Sodder, come sono noti a Fayetteville, non sono mai stati ritrovati, ma prima di morire i loro genitori hanno eretto per loro un monumento con un monito. "Non è mai troppo tardi per indagare".

JonBenet Ramsey, abusata e uccisa a sei anni

Questa volta siamo a Boulder, Colorado, è una fredda alba del Natale ‘96, nel quartiere residenziale dove vive l'imprenditore John Ramsey e dove quel giorno i vicini notano una pattuglia della polizia. JonBenet, sei anni, la secondogenita della coppia, è sparita nel nulla, mentre la madre blatera di un biglietto con una richiesta di riscatto. Che la piccola JonBenet sia stata rapita non è una circostanza imprevedibile. Figlia dell'ad della Acces Graphic, è lei stessa nota in tutta America per aver vinto numerosi concorsi di bellezza per bambini. La piccola miss è una delle bambine più amate e fotografate d'America, ma anche, purtroppo, un oggetto del desiderio, un gigantesco bersaglio umano. Qualche ora più tardi, tuttavia, contro ogni previsione, a ritrovare il corpo senza vita della bimba e proprio suo padre John. L'uomo risale dal seminterrato con il corpo della figlioletta tra le braccia, contaminando irrimediabilmente la scena del crimine. La piccola, come emerge dall'autopsia, è sbattuta con la testa contro qualcosa di aguzzo, procurandosi una grave lesione e poi è stata strangolata a morte. Ma il dato più scioccante dell'esame medico legale sono i segni di abusi sessuali cronici. Dopo questa scoperta e di fronte alla ermetica chiusura della famiglia, la polizia chiede l'aiuto dell'FBI. Da Quantico arrivano gli agenti specializzati nel profiling portando in Colorado una teoria, quella della pista familiare. Per loro a uccidere JonBenet potrebbe essere stato il piccolo Burke, 9 anni, il fratellino maggiore, dopo aver scoperto che la piccola aveva mangiato un ananas che desiderava per sé dagli avanzi, della cena. L'avrebbe colpita con una torcia e i genitori, costernati e disperati, lo avrebbero coperto simulando un rapimento. Questa temeraria teoria, però, non trova alcun elemento di prova. Nel 2019 2019 Gary Oliva, pedofilo detenuto per un’altra condanna, ha ammesso in una lettera a un amico di essere l'autore dell’omicidio di JonBenét Ramsey. Oliva era tra gli iniziali sospettati dell'omicidio, ma la polizia non aveva mai trovato prove contro di lui.

Laci Peterson, uccisa all'ottavo mese di gravidanza

Siamo a Modesto, California, dove il Natale si festeggia a maniche corte. Qui, nel soggiorno di una casa borghese, una giovane moglie si appresta ad apparecchiare la tavola per il giorno di Natale, mentre in tv, in sottofondo, c'è il suo programma di cucina preferito. Tra un mese Laci Peterson, giovane sposa di 27 anni, metterà al mondo il suo primo figlio, conosce già il sesso, è un maschietto. Quello che Laci non sa è che sarà il suo primo Natale con il bimbo in pancia sarà il loro ultimo Natale. Quella stessa notte i genitori di Laci e suo marito Scott Peterson, ne denunciano la scomparsa. Lui è calmo, serafico, dice che stava giocando a Golf e che nulla lasciava presagire che qualcosa o qualcuno minacciasse sua moglie. Infatti, l'unica minaccia per la bellissima Laci era proprio lui, Scott, da molti mesi ormai coinvolto sentimentalmente con Amber Frey, una giovane madre single. Sarà proprio lei, al telefono a metterlo davanti alle sue contraddizioni. "Il 9 dicembre 2002 mi hai detto che sarebbe stato il tuo primo Natale senza tua moglie, ma lei è scomparsa il 24, cosa volevi dire?". "Ti spiegherò, lo farò, ma non ora. Devo proteggerci", risponde, non proprio rassicurante, lui. Così, quanto il 13 aprile successivo il corpo di una donna e quello di un feto viene ritrovato da una coppia che passeggiava con il cane, non ci sono più dubbi. Scott Peterson viene arrestato mentre tenta la fuga e condanna per l'omicidio della moglie e per quello del figlioletto. Oggi è rinchiuso nel braccio della morte, con una condanna capitale sospesa.

Il massacro di Covina

Covina, periferia di Los Angeles, una villa patinata, una festa di Natale e una famiglia che brinda serena. Questa è la scena che, entrando dalla porta, il 45enne, Bruce Jeffrey Pardo ha trovato al 1129 di East Knollcrest Drive, dove è arrivato vestito da Babbo Natale, impugnando tra le dita di una mano una semiautomatica 9 millimetri, anziché un flute di champagne e nell'altra, invece di un sacco di regali, un lanciafiamme. È il 24 dicembre 2008. Appena entrato nella villa spara immediatamente alla nipote di 8 anni Katrina Yuzefpolsky, che correva per salutarlo, ferendola in faccia. Poi, avendo ormai seminato il panico, spara all'impazzata contro gli altri partecipanti, che si sono dati alla fuga. Il suo obiettivo è Silvya, l'ex moglie dalla quale aveva ottenuto il divorzio solo pochi giorni prima e cinque mesi dopo essere stato licenziato dal suo lavoro come ingegnere elettrico presso la ITT Electronic Systems, Radar Systems. Dopo aver dato fuoco alla casa Pardo ha rimesso nel sacco le pistole e si è messo alla guida della sua auto, in abiti normali. Aveva pianificato la fuga, ma le ustioni di terzo grado sulle sue braccia lo hanno costretto a cambiare piani. Forse lo choc seguito alla consapevolezza di aver causato la morte di molte persone, lo ha portato, l'indomani, a fare fuoco contro se stesso, togliendosi la vita. In casa sua la polizia ha trovato diverse pistole semiautomatiche e alcune bombe rudimentali.

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