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Blockupy: occupare, bloccare, manifestare – La protesta anti Troika in terra tedesca

La quattro giorni di proteste che sta animando Francoforte incontra decise resistenze da parte dell’autorità. Il movimento contesta le politiche e le pratiche dell’Unione Europea, occupa la piazza in cui ha sede la BCE e prova a bloccarne i lavori. Da domani, il testimone della lotta passa a Chicago…
A cura di Anna Coluccino
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Prima il Movimento rianima la Spagna celebrando l'anniversario del 15M, oggi occupa la piazza della Banca Centrale Europea a Francoforte dove si erge l'eurotower (simbolo, ormai, non già d'unione ma di illegittimo strapotere), da domani tenterà di bloccare i lavori della NATO e del G8 a Chigaco. Il cambiamento globale si muove sempre più velocemente e la repressione tenta di tenere il passo per difendere politiche che – praticamente ovunque – non incontrano più i favori delle popolazioni. In questi giorni la protesta approda in Germania e la cosa – a Merkel & Company – non piace neanche un po'. Si tratta di una quattro giorni di protesta esplicitamente pacifica che continua a incontrare possenti resistenze da parte delle autorità. Perquisizioni, sgomberi, arresti, fogli di via obbligatori, polizia in assetto antisommossa… La forza repressiva della Troika si attiva per sopprimere il dissenso di centinaia di persone. I gruppi di manifestanti sono composti per lo più da giovani e anziani (come scrive il Frankfurter Allgemeine Zeitung), a dimostrazione del fatto che – fino ad ora – la fascia d'età meno sensibile al desiderio di cambiamento che anima il mondo è quella che va dai quaranta ai sessant'anni.

frankfurt blockupy titolo

La repressione è così massiccia e ingiustificata da spingere gli organizzatori della protesta (tra cui figurano gruppi di attivisti del movimento Occupy, comitati di disoccupati, sindacalisti e attivisti di ATTAC, collettivi antifascisti,  organizzazioni e partiti della sinistra radicale, organizzazioni giovanili e studentesche, comitati locali e singoli cittadini) a dichiarare che "da domani non lotteremo solo contro la BCE; combatteremo anche per il nostro diritto a manifestare pacificamente, pubblicamente e con determinazione. Anche se ci metteranno di nuovo i bastoni tra le ruote, sappiano che i nostri obiettivi sono già stati raggiunti, perché l'epicentro finanziario dell'eurocapitalismo è completamente bloccato. E le autorità sono state così gentili da farlo loro per noi!" Molti bus vengono fermati all'ingresso della città e, seppur con un certo ritardo, è stato vietato l'ingresso alla piazza dove ha sede la Banca Centrale Europea. I manifestanti, in un comunicato pubbliato in data 17 maggio, denunciano la sistematica violazione dei diritti fondamentali, la pretestuosità dei divieti e accusano la polizia di comunicare esclusivamente in lingua tedesca, impedendo agli stranieri di capire cosa accade e quali saranno le conseguenze del loro arresto.

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Ciononostante, il Movimento non dà segni di cedimento e – anzi – si fortifica, riscoprendo alcune delle pratiche del movimento No Global e facendo tesoro degli errori commessi in passato. In un documento pubblicato in diverse lingue, Blockupy riassume le ragioni e gli obiettivi della lotta, chiarendo il perché della scelta di occupare proprio Francoforte: "è la metropoli delle banche, la casa della finanza internazionale, il simbolo del capitale; a Francoforte e a Bruxelles vengono stabilite le manovre finanziarie; è la patria della Troika (BCE, FMI e UE) e del cosiddetto Groupe de Francfort". Ma è sulla Banca Centrale Europea che Blockupy concentra la sua attenzione, un organo definito "antidemocratico" nonché "strumento politico per la realizzazione delle dottrine neoliberali". I manifestanti rivendicano perciò la necessità di avviare una massiccia protesta anche e soprattutto nel "cuore della bestia". Il movimento vuole democratizzazione e socializzare il settore finanziario allo scopo di superare il sistema capitalistico; intende perseguire e conquistare uno stato di democrazia reale che permei ogni aspetto della vita sociale; lotta apertamente contro le élite e il loro strapotere; rifiuta la politica dei tagli allo stato sociale, la demonizzazione dello straniero e le pratiche maschiliste.

frankfurt blockupy

Il programma prevedeva l'iniziale Occupazione delle piazze di Francoforte, il Blocco delle attività della BCE per mezzo di azioni creative e una Manifestazione finale. Ma la polizia ha opposto una decisa resistenza agli eventi, utilizzando cannoni d'acqua per disperdere la folla e impedendo qualsiasi forma di sit-in. Nella giornata di ieri, sono state arrestate 500 persone, tra cui 45 italiani e oggi si parla già di altri 400 manifestanti in stato di fermo su un totale di 1000 persone presenti in piazza. L'occupazione e il blocco, infatti, sono stati tardivamente giudicati "illegali" dalla Corte di Giustizia locale e l'unica autorizzazione concessa riguarda la manifestazione di domani, alla quale dovrebbero partecipare migliaia di persone. Impossibile prevedere cosa succederà, molto dipenderà dal livello di partecipazione  della gente e dalla condotta delle forze di polizia. In ogni caso, l'arrivo dei manifestanti a Francoforte viene ostacolato con ogni mezzo, il che potrebbe inficiare la riuscita della protesta in termini "numerici", ma nulla potrà sminuire – ormai -il valore politico della quattro giorni di Francoforte: finalmente il Movimento fa parlare di sé anche in Germania, finalmente si punta al cuore del capitalismo finanziario europeo, finalmente i leader europei sembrano cominciare a capire che non si tratta di un fuoco di paglia. Ad ogni nuovo colpo allo stato sociale, ad ogni nuovo attacco al benessere collettivo, corrisponde una risposta popolare che si fa via via più massiccia e globalizzata. Se la Troika non intende arrestare il processo neoliberista, è lecito credere che nemmeno i popoli fermeranno la protesta. Quel che succederà poi è tutto da vedere, ma pare proprio che il muro contro muro sia inevitabile e il risultato finale non potrà che dipendere dai popoli, da quanto (e quanti) decideranno di resistere, di costruire una società nuova o – quanto meno – di provare a farlo. Per davvero.

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