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Bielorussia nel caos: Lukashenko si proclama vincitore in un Paese in rivolta

Mentre la Bielorussia è nel caos, per le proteste che da domenica scorsa, giorno del voto, si sono verificate in tutto il Paese, la Commissione elettorale nazionale ha approvato oggi i risultati definitivi delle consultazioni elettorali, proclamando, per la sesta volta, Alexander Lukashenko presidente.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il presidente in carica Alexander Lukashenko ha vinto le elezioni presidenziali bielorusse, per la sesta volta. La Commissione elettorale nazionale in Bielorussia ha approvato questo pomeriggio i risultati definitivi delle consultazioni elettorali di domenica 9 agosto, quindi la vittoria del presidente uscente è stata annunciata con l'80 per cento dei consensi. La notizia è stata pubblicata sul sito web della Commissione, al termine della riunione dei responsabili.

Le percentuali sono state pubblicate dal portale di informazione Tut.by, secondo cui domenica 9 agosto in Bielorussia hanno votato 5.818.955 cittadini. Sono stati invece 2.806.640 gli aventi di ritto che hanno partecipato alle votazioni anticipate del 4 agosto. Secondo le informazioni ottenute da Tut.By, Aleksandr Lukashenko avrebbe totalizzato 4.661.075 preferenze, pari all'80,1% dei voti. Al secondo posto la principale avversaria di Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya, che sarebbe stata scelta da 588.622 persone, pari al 10,1% dei voti totali.

Per quanto riguarda gli altri candidati, Andrey Dmitriev avrebbe raggiunto l'1,21%, Anna Kanopatskaya l'1,67% e infine Sergey Cherechenya l'1,14%. I risultati definitivi nel Paese erano attesi da domenica scorsa, dopo che la Commissione ha annunciato quelli provvisori che confermavano la vittoria di Lukashenko, in carica dal 1994. Dopo tale annuncio, migliaia di persone sono scese in strada per denunciare brogli e irregolarità nei conteggi. Alla Commissione viene contestato il fatto che né agli organi di stampa né alle organizzazioni della società civile venga consentito l'accesso alle percentuali di voto.

Continuano le proteste contro i brogli

Ma il Paese continua a essere nel caos: migliaia di persone hanno protestato ogni giorno dal giorno del voto, e circa 7mila secondo i dati del governo sono state arrestate, nel corso di una brutale repressione. Il governo ha poi annunciato il rilascio di mille manifestanti incarcerati, nel tentativo di placare la rabbia popolare ed evitare le sanzioni minacciate da occidente. Molti di questi manifestanti, una volta in libertà, hanno raccontato di pestaggi e altri abusi subiti, mostrando segni evidenti di violenze, come lividi e bruciature. Tanto che il presidente ha ordinato un'inchiesta su tutte le detenzioni di manifestanti avvenute nei giorni scorsi successivi alla sua contestata vittoria.

Secondo l'agenzia russa Tass, migliaia di operai della fabbrica di trattori alle porte di Minsk, una delle principali aziende pubbliche del Paese, si sono diretti verso il centro della città dopo che il premier Roman Golovchenko si è rifiutato di parlare con loro alla presenza dei giornalisti.

I manifestanti scandiscono lo slogan "Vai via" rivolto al presidente Alexander Lukashenko. Sono circa altre venti le grandi imprese coinvolte nelle manifestazioni, organizzate per protestare contro la repressione delle proteste. Tanto che in un intervento trasmesso dalla televisione di stato lo stesso presidente ha minacciato direttamente i lavoratori che decidono di aderire agli scioperi. "Potete andare per strada e aderire alle proteste. Ce ne sono a migliaia. Ma anche se vi pagano per farlo, durerà solo altri due giorni e poi?".

Le forze di sicurezza bielorusse hanno allontanato la folla di manifestanti che si era radunata intorno alla sede del governo. Secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa russa "Ria Novosti", i partecipanti all'azione non autorizzata, circa un migliaio di persone, sono arrivati al Palazzo del Governo verso le 17.30 (le 16e30 in Italia) e si sono assiepati dinnanzi all'edificio. Pochi minuti dopo, più di una dozzina di militari delle forze di sicurezza sono arrivati sul posto e li hanno dispersi.

Molte persone si sono avvicinante agli agenti di polizia tentando di abbracciarli e stringendo loro la mano senza alcuna reazione violenta. Successivamente sono stati comunque obbligati a lasciare la piazza. Allontanandosi i manifestanti hanno urlato slogan come "Svetlana Tikhanovskaya è il nostro presidente" e "La polizia è con il popolo".

Nella capitale, e in altre città del Paese sono riprese le proteste pacifiche contro i risultati ufficiali delle presidenziali. Secondo gli inviati di Interfax, i media locali, i canali Telegram e i testimoni oculari, la gente ha iniziato a formare catene di solidarietà in tutta Minsk fin dalle prime ore del mattino. La maggior parte dei partecipanti a queste proteste sono donne. E hanno in mano simbolicamente dei fiori.

L'appello di Tikhanovskaya all'Ue

Svetlana Tikhanovskaya ha chiesto aiuto all'Europa per avviare un dialogo con le autorità di Minsk. La sfidante del presidente si è recata in Lituania il giorno dopo il voto, mentre migliaia di cittadini scendevano in piazza. Tikhanovskaya ha annunciato l'avvio di un Consiglio di Coordinamento che gestisca la transizione dei poteri e ha dato mandato ai suoi collaboratori Olga Kovalkova e Maxim Znak di accettare candidature "da organizzazioni e associazioni di cittadini", spiegando che l'organismo potrebbe includere "rappresentanti della società civile e professionisti stimati e celebrati".

"Abbiamo grande bisogno della vostra assistenza e competenza", ha spiegato Tikhanovskaya, "abbiamo bisogno delle vostre connessioni, dei vostri contatti, dei vostri consigli e della vostra esperienza. Il Consiglio di Coordinamento dovrebbe vedere l'adesione di chiunque sia interessato al dialogo e a una pacifica transizione dei poteri: collettivi di lavoratori, partiti politici, sindacati e altre associazioni civili".

Tikhanovskaya ha poi fatto appello alle autorità di Minsk perché mostrino la loro disponibilità al dialogo liberando tutti i manifestanti detenuti e ritirando dalle strade l'esercito e i corpi speciali della polizia. La sfidante di Lukashenko ha chiesto inoltre l'apertura di inchieste penali su "chiunque abbia dato ordini criminali di picchiare e sparare sulla gente".

"Parlate con i vostri superiori e fermate la carneficina", è il suo appello a poliziotti e soldati, "avete giurato di servire la Repubblica di Bielorussia e il vostro popolo. Noi, il popolo, saremo grati nei confronti di chiunque si schieri con il popolo".

L'Europa valuta sanzioni

Questa mattina in un tweet la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato esplicitamente dell'opportunità di prevedere sanzioni contro la Bielorussia. Sei Paesi europei, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Danimarca e Repubblica Ceca, hanno firmato un comunicato proposto da Tallinn chiedendo di sanzionare il governo per la violenta repressione dei manifestanti: "Chiediamo di discutere del sostegno alla società civile in Bielorussia e la possibilità di imporre misure restrittive contro i responsabili delle violazioni dei diritti umani nel Paese", si legge nel testo, preparato in occasione della riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell'Ue in corso in queste ore in videoconferenza. Favorevole alle sanzioni anche la Germania. Spagna, Francia e Italia non si sono invece ancora espresse.

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