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Talebani a Kabul: le ultime news sull'Afghanistan

Biden chiamato a decidere durante G7 sul ritiro da Afghanistan. “Restare ci espone al terrorismo”

Nella giornata di oggi il Presidente americano Joe Biden è chiamato a decidere sull’opportunità di trattenere i soldati americani sul suolo afghano anche oltre il 31 agosto. La proroga sarà discussa durante il G7 con gli alleati. “Se gli Usa resteranno a Kabul, ci saranno delle conseguenze” hanno fatto sapere i talebani. Dall’altra parte il Pentagono avverte: “La proroga ci espone al terrorismo internazionale”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Se l'esercito americano o inglese resterà oltre il 31 agosto sul suolo afghano, noi reagiremo". Lo ha affermato Suhail Shaheen, portavoce del nuovo governo dei talebani a Kabul. E proprio la proroga per il ritiro delle truppe americane sarà al centro della discussione del G7 previsto per la giornata di oggi 24 agosto. Joe Biden discuterà con gli alleati l'opportunità di trattenere i soldati oltre il 31 agosto per coordinare con maggiore efficacia le operazioni di evacuazione. Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha dichiarato che ancora migliaia di statunitensi siano bloccati in Afghanistan, ma non ha saputo fornire un numero preciso di civili. Proprio questa confusione nelle operazioni di salvataggio fa vacillare il governo Biden, desideroso di trattenere i militari sul suolo di Kabul ancora per un po'. Allo stesso tempo, però, la minaccia del terrorismo internazionale ha costretto gli Usa con le spalle al muro. Le avvertenze del Pentagono sono state chiare: "Trattenere le forze armate nazionali sul suolo afghano apre le porte alla minaccia di un attacco". Una postilla rossa che Biden, almeno per il momento, dice di non voler ignorare. "Gli Stati Uniti si consultano con i talebani su quanto accade a Kabul – spiega Sullivan – e siamo sicuri di riuscire a far evacuare gli americani entro la scadenza del 31 agosto. Ci proveremo, questo è certo".

I talebani, nel frattempo, hanno annunciato di non voler dare vita ad alcun governo fino a quando in Afghanistan vi saranno i soldati americani. Esortano i civili a rimanere e a non affollare l'aeroporto. "Non vogliamo che i civili lascino il Paese, ma non ostacoleremo neppure quelli che vogliono partire. Anche dopo la partenza dell'esercito straniero, chiunque avrà i documenti adeguati potrà andare altrove" ha dichiarato il portavoce dei fondamentalisti alla BBC. Eppure, nonostante i proclami, i combattenti continuano a sparare in aria nei pressi dell'aeroporto di Kabul per allontanare la folla dai cancelli. Qui hanno frustato le persone accalcate all'entrata nel tentativo di disperderle e farle tornare indietro. Molti però resistono: nella sola mattinata di ieri 23 agosto circa 20.000 civili hanno cercato di superare i controlli all'aeroporto della capitale. I genitori si passano i bambini di mano in mano, nel disperato tentativo di far partire i piccoli con i soldati statunitensi. La crisi umanitaria senza precedenti ha portato Regno Unito, Francia e Germania a convergere sulla necessità di mantenere le truppe sul suolo afghano oltre il 31 agosto per continuare le evacuazioni. Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha specificato che le autorità nazionali hanno dialogato a lungo con gli Usa sul tema. Secondo alcune indiscrezioni, la volontà di Boris Johnson dal Regno Unito è quella di fare pressioni sugli Stati Uniti per mantenere le truppe sul territorio anche dopo i termini stabiliti. Per il momento, però, il desiderio di Johnson non trova appoggio nel governo di Joe Biden. A spalleggiare il leader britannico, invece, è Justin Trudeau: il premier canadese ha infatti affermato di essere a favore di nuove sanzioni contro i talebani. Il suo governo è stato il primo a dichiarare pubblicamente di non voler riconoscere il novo emirato.

Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo per la comunità internazionale: nelle ultime 24 ore sono state evacuate da Kabul solo 10.900 persone su 15 voli militari statunitensi e 34 della coalizione. Gli Stati Uniti hanno trasferito circa 50mila persone, di cui 48mila dal 14 agosto, giorno di ingresso dei talebani nella capitale. Per portare a casa tutti i civili statunitensi e i collaboratori, il governo sta impiegando 230 velivoli. Secondo Joe Biden, gli aerei in volo dovrebbero "aumentare in maniera significativa" nelle prossime ore per poter rispettare la scadenza del 31 agosto. Il commissario Ue Paolo Gentiloni si è espresso sulla questione rifugiati, mostrandosi favorevole all'accoglienza. "L'Unione deve lavorare sulle quote di immigrazione legale di rifugiati afghani e deve farlo anche togliendosi l'alibi dell'unanimità delle decisioni. So che non ci sarà mai, ma questa scusa non può impedire di dare una mano sui rifugiati. Si può fare anche a maggioranza. In Afghanistan un altro epilogo era possibile e ora non possiamo trasformare questo ritiro in una abiura di quello che è stato fatto negli ultimi 20 anni".

La resistenza del Panjshir e la comunità internazionale

Al momento, però, la comunità internazionale deve pensare anche al Panjshir. I talebani, infatti, non consentono l'arrivo di cibo e carburante nella valle di Andarab. Il distretto è uno dei tre riconquistati dalla resistenza afghana: il Panjshir era stato infatti preso durante l'avanzata verso Kabul e successivamente è stato riconquistato dai combattenti per la democrazia. Esattamente come il primo governo talebano tra il 1996 e il 2001, il Panjshir è attualmente l'unica zona non controllata dai fondamentalisti. Le possibilità di successo della resistenza, però, sono attualmente poche: i combattenti non hanno armamenti e non hanno appoggio da parte della comunità internazionale. Il paradosso, appunto, è che l'Occidente sta aspettando le prossime mosse dei talebani per decidere se fare dei ribelli alleati o nemici. Non prendere parti in questo momento, però, può portare a una potenziale catastrofe. La valle che resiste è attualmente circondata da territori controllati dai talebani. La resistenza si prepara a combattere, ma ha forze militari limitate. Si tratta infatti di un migliaio di ex soldati afghani che hanno rifiutato la resa ai talebani.

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