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Beppe Grillo rilancia sugli Eurobond: “La Germania non li vuole? Esca dall’Euro”

Il capo politico del Movimento 5 Stelle torna a tuonare contro le politiche in campo finanziario della Germania: “In una Comunità ci si aiuta a vicenda, se uno Stato è in difficoltà non lo si abbandona al suo destino, come è successo per la Grecia”.
A cura di Redazione
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Nel giorno in cui alla Camera dei deputati potrebbe essere approvata la nuova legge elettorale, Beppe Grillo sceglie invece di tornare a parlare di Europa e di equilibri finanziari. Lo fa rilanciando dalle pagine del suo blog l'idea degli Eurobond, titoli pubblici comunitari che potrebbero raprpesentare un aiuto per quei Paesi più in difficoltà dal punto di vista finanziario. Il principio base è quello della solidarietà che, per il capo politico del Movimento 5 Stelle, è essenziale in una comunità.

Del resto, per Grillo, la moneta unica senza Eurobond è solo un peso, mentre è necessario un cambio di passo, con modifiche sostanziali all'economia del Vecchio Continente. Certo, c'è l'ostacolo rappresentato dalla volontà politica dei paesi economicamente più forti, ma la soluzione è semplice: "La Germania non li vuole? Esca lei dall'euro". Ecco il complesso del ragionamento di Grillo:

Il termine Eurobond è utilizzato per ipotetiche obbligazioni del debito pubblico dei Paesi dell'eurozona, emesse dalla UE, la cui solvibilità sia garantita da tutti i Paesi. Il titolo pubblico in tal caso non sarebbe più nazionale, ma comunitario e il suo valore corrisponderebbe alla media dei valori delle economie della UE. In sostanza si metterebbe in comune il debito oltre alla moneta. Euro + eurobond. L'Eurobond sta stretto ai Paesi con le economie più forti, come la Germania e l'Olanda, ma aiuterebbe i Paesi in difficoltà, come i Piigs. Qualcuno perderebbe, altri guadagnerebbero, la UE nel suo complesso si rafforzerebbe. In passato, quando ogni Paese europeo aveva la sua moneta, la svalutazione di quest'ultima si rifletteva immediatamente sul valore dei suoi titoli. Il titolo pubblico seguiva il corso dell'economia. Chi avesse acquistato dei titoli italiani con il capitale rimborsato in lire, se la lira scendeva del 15%, il valore del suoi titoli diminuiva dello stesso valore. L'euro senza eurobond è una camicia di forza, euro e titoli vanno equiparati e l'emissione di eurobond è la soluzione. Dell'Europa si parla spesso in termini di Comunità, il nome evoca una grande famiglia seduta a tavola mentre discute la sera della giornata trascorsa. In una Comunità ci si aiuta a vicenda, se uno Stato è in difficoltà non lo si abbandona al suo destino, come è successo per la Grecia. Ognuno si prende la sua parte di obblighi e di responsabilità. L'eurobond è però visto come il diavolo da chi pensa di rimanere nella UE, goderne dei benefici, ma non assumersi degli obblighi. Il valore di un titolo pubblico corrisponde grosso modo al valore dell'economia del Paese nel momento in cui lo emette. L'economia può cambiare. Il Paese può entrare in crisi, il titolo scendere di valore reale. Con l'euro, senza la possibilità di svalutazione, senza sovranità monetaria, questo non avviene. Il titolo emesso mantiene il suo valore iniziale anche se l'economia del Paese tracolla. Chi dovesse vendere oggi titoli pubblici italiani comprati qualche anno fa ne ricaverebbe dal cosiddetto mercato secondario non più dell'80% del capitale iniziale. I titoli pubblici, prima dell'euro, erano equiparabili ai titoli azionari. Se qualche sventurato avesse comprato 5/10 anni fa titoli Telecom o Seat si metterebbe in lutto, ma non potrebbe pretendere di essere rimborsato del valore iniziale. L'eurobond è la soluzione per non uscire dall'euro. La Germania non li vuole? Esca lei dall'euro.

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