Barghouti: “Guerra a Gaza è catastrofe umanitaria. USA e Ue ipocrite, aiutano Ucraina e abbandonano Palestina”
"Se la guerra a Gaza continuasse, ci sarebbe una totale catastrofe umanitaria. La soluzione dei due stati non è impossibile ma servirebbe che venissero rispettate due condizioni. La prima è terminare l'occupazione israeliana di Gaza e Cisgiordania, la seconda è rimuovere gli insediamenti israeliani illegali dalla Cisgiordania. In caso contrario, credo che l'unica via d'uscita sia quella di creare uno stato democratico, in cui le persone possano decidere chi le governa con elezioni democratiche".
A parlare a Fanpage.it è Mustafa Barghouti, fondatore e leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, che ha fatto il punto della situazione su ciò che sta succedendo a Gaza e in Cisgiordania dopo l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre scorso e sulle possibili soluzioni per uscire dalla crisi in corso evitando che si arrivi a un "disastro umanitario".
Dott. Barghouti, crede che si potrà mai arrivare, dopo la tregua dei giorni scorsi, ad un cessate il fuoco permanente?
"Credo che il cessate il fuoco sia la soluzione migliore, dopo la tregua dei giorni scorsi abbiamo la necessità di renderlo duraturo, perché davvero non possiamo continuare con questo terribile massacro a Gaza. Abbiamo perso finora oltre 700 palestinesi, che sono stati uccisi, di cui oltre un centinaio sono bambini. Se consideriamo anche i dispersi, parliamo di 22mila palestinesi e 9mila minori. Tutto questo deve finire. La condizione per affrontare questa situazione e andare verso un cessate il fuoco definitivo è lo scambio dei prigionieri da una parte e dall'altra".
Quindi, secondo lei il rilascio degli ostaggi potrebbe davvero essere un primo passo verso la de-escalation?
"Sicuramente non vogliamo una escalation, non vogliamo un'altra guerra al Sud di Gaza, perché se ciò accadesse sarebbe una totale catastrofe umanitaria. Israele ha già distrutto tante vite e ora ci sono circa 1 milione e 300mila cittadini che sono raggruppati in una piccola area nella parte meridionale della Striscia. Se ricominceranno a bombardare, significherà arrivare ad una enorme catastrofe umanitaria, che centinaia di migliaia di persone moriranno. Fatemi dire che finora Israele ha fatto arrivare su Gaza oltre 400mila tonnellate di esplosivo, in pratica è il doppio della bomba nucleare su Hiroshima.
Hanno già distrutto il 60% di tutte le abitazioni e l'80% delle persone ha dovuto la lasciare le proprie case. Un altro attacco sarebbe un disastro, ma non si tratta solo di potenziali vittime dei bombardamenti israeliani. Israele ha già distrutto la maggior parte delle infrastrutture a Gaza, 26 ospedali hanno smesso di funzionare su 36, insieme alla rete elettrica e a quella dell'acqua potabile. Quindi se attacca di nuovo, vedremo serie epidemie a Gaza, come la diffusione di tifo ed epatite, ma anche di colera. Abbiamo già dovuto sospendere i programmi di vaccinazione per i bambini, con il rischio di vedere un aumento delle patologie pediatriche".
Quale è invece la situazione in Cisgiordania e in particolare a Jenin?
"È molto pericolosa, perché l'esercito israeliano continua gli attacchi nelle città, non solo a Jenin, ma in pratica tutte quella della Cisgiordania sono state invase dalle truppe di Tel Aviv. A Jenin sono cominciati i raid, hanno distrutto i due ospedali principali e hanno ucciso due persone, ma nei giorni scorsi hanno anche ammazzato dei bambini, uno di 8 anni e un altro 15 anni. Buona parte di Jenin è stata distrutta ancora una volta. La stessa cosa è successa prima al campo profughi di Tulkarem, ma anche a Nablus e così via. Dal 7 ottobre abbiamo visto centinaia di palestinesi uccisi in Cisgiordania, tra cui almeno 60 bambini, dall'esercito israeliano e loro continuano ad attaccare. Anche questa può essere una escalation".
Secondo lei la soluzione dei due stati al momento è una illusione?
"Lo era. Era una illusione che l'Occidente e Israele avevano creato, continuando le attività di colonizzazione. Ma non è impossibile, se fossero rispettate due condizioni. La prima è terminare l'occupazione israeliana di Gaza e Cisgiordania, la seconda è rimuovere gli insediamenti israeliani illegali dalla Cisgiordania. Qualora queste due condizioni venissero rispettate, si potrebbe aprire la strada alla soluzione dei due stati. In caso contrario, credo che l'unica soluzione sia quella di creare uno stato democratico, in cui le persone possano decidere chi le governa con elezioni democratiche".
Eppure Netanyahu sembra non sia intenzionato a fermare la colonizzazione della Cisgiordania…
"Certo, è il primo a impedire che ci sia uno stato palestinese, è lui che sta uccidendo qualsiasi possibilità di pace basata sulla soluzione dei due stati e comunque tutta l'operazione di Israele contro Gaza, l'obiettivo principale di questa operazione, è quella di ripulire la Striscia ed evacuare le persone in Egitto. È ovvio che sia contro uno stato palestinese. Ha detto che finanzierà colonie e coloni in Cisogiordania così i palestinesi perderanno qualsiasi speranza di un proprio stato, per cui hanno tre opzioni: ignorare la situazione, che significa negligenza, accettare una vita di soggiogamento a Israele, che è apartheid, o morire, che è genocidio. È esattamente questo quello che Israele sta facendo a Gaza, ma hanno fallito. Hanno fallito nell'imporsi ai palestinesi grazie alla loro resilienza e resistenza. E anche perché l'Egitto ha rifiutato l'arrivo dei palestinesi entro i propri confini".
Si aspettava un intervento più incisivo della comunità internazionale?
"Abbiamo molto apprezzato la reazioni delle persone in tutto il mondo, incluse Europa e Stati Uniti, e ovviamente anche nel mondo arabo. Ma siamo anche turbati e delusi dal comportamento dei governi occidentali. È strano che abbiano preso le parti di Israele in questo modo. È anche molto strano che alcuni governi, come Gran Bretagna e Usa, continuino a rifiutare di supportare un cessate il fuoco completo e permanente. Vediamo fenomeni molto pericolosi, compreso il rifiuto di considerare i palestinesi come essere umani.
Perché se confrontiamo le posizioni di Gran Bretagna e Usa ad esempio nella guerra in Ucraina, c'è una evidente ipocrisia. Nel caso dell'Ucraina hanno dato duecento miliardi di aiuti, inclusi equipaggiamenti militari, per combattere contro l'occupazione russa, oltre a imporre una serie di sanzioni su Mosca in meno di un mese. Nel nostro caso, Israele sta occupando la Palestina da 56 anni, ma nessuna misura è stata mai presa. Adesso l'Occidente, e in particolare gli Stati Uniti, sta mandando tutto il supporto necessario, inclusi soldi e armi, a Tel Aviv, che è l'occupante. Tutto questo non ha senso ed è inaccettabile".
Le ha più volte criticato l'Anp per la gestione di questa crisi. Crede che le leadership politiche tanto nella Striscia di Gaza quanto in Cisgiordania avrebbero potuto agire in modo diverso? Come?
"L'Autorità nazionale Palestinese è stata molto passiva e ha fatto arrabbiare molto le persone. Ha fallito nel fare l'unica cosa che avrebbe dovuto fare, e cioè mettere tutti insieme e creare una unica leadership palestinese per proteggere i cittadini e per rappresentarli. Invece non hanno fatto nulla, sono solo stati a guardare e non hanno preso nessun provvedimento. Io credo che si debba creare un unico governo nazionale che includa tutti in un periodo di transizione per poi avere delle elezioni democratiche. Avremmo dovuto avere elezioni nel 2021, ma Israele ha fatto di tutto per impedirle e anche gli Usa non le hanno supportate così l'Autorità palestinese le ha cancellate. Se avessimo avuto le elezioni due anni fa, oggi ci sarebbe una situazione completamente diversa".
Molte persone pensano che Marwan Borghuti, attualmente detenuto nelle carceri israeliane, possa essere un possibile interlocutore per il processo di pace. Cosa ne pensa?
"Marwan Barghouti è un mio amico oltre che parente. È una brava persona, è un vero patriota palestinese e sarebbe sicuramente idoneo a creare un movimento unico. Ma quello che ci serve non sostituire un leader con un altro leader dovremmo avere una leadership collettiva basata su elezioni democratiche in cui sicuramente Marwan Borghouti può avere un ruolo importante".
di Ida Artiaco e Antonio Musella.