Barcone affondato a Malta con 500 migranti: “Gli scafisti ridevano mentre le persone annegavano”
"Si parli di omicidi, non di incidenti in mare": a dirlo, in riferimento alle centinaia di migranti morti nel Mediterraneo nelle ultime settimane, è stata l'Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, i cui funzionari hanno ieri parlato con sei dei sopravvissuti al naufragio della scorsa settimana, quando un barcone partito dall'Egitto è affondato con oltre 500 migranti a bordo a 300 miglia dalla costa di Malta. Dai racconti dei superstiti emerge che i dieci scafisti – tutti palestinesi ed egiziani – si sarebbero infuriati di fronte al rifiuto degli immigrati di trasbordare su un'altra nave molto più piccola e ritenuta poco sicura. I trafficanti, a quel punto, hanno minacciato di rientrare in Egitto, da dove erano partiti, ma quando i migranti hanno detto di preferire questa opzione alla carretta del mare su cui volevano costringerli a continuare la traversata, gli scafisti hanno cominciato a urlare e tirare pezzi di legno contro i uomini, donne e bambini.
Un superstite: "I trafficanti ridevano mentre noi annegavamo"
A quel punto l'imbarcazione degli scafisti ha speronato il barcone: alcuni migranti, intuendo il pericolo, hanno cercato di salire sul natante più piccolo. I trafficanti però li hanno spinti in acqua ed hanno affondato il barcone con a bordo ancora centinaia di persone, avendo cura di rimanere in zona per verificare che la tragedia si compisse. Secondo un testimone, mentre centinaia di persone lottavano per sopravvivere e altre erano già annegate, alcuni scafisti ridevano assistendo al dramma. Come se non bastasse, uno dei disperati sul barcone, secondo un testimone, si sarebbe impiccato prima di affondare.
Sul barcone c'erano oltre 500 persone: solo 10 i superstiti
Ma chi sono gli intervistati da parte dei funzionari dell'Oim? Si tratta di due palestinesi, un egiziano e un siriano: i primi sono partiti da Gaza il 6 settembre ed hanno pagato il viaggio 2mila dollari, utilizzando parte dei fondi ottenuti per la ricostruzione delle loro case dopo il massacro israeliano. Il viaggio via mare è iniziato a Damietta, in Egitto, su una nave lunga tra i 15 e i 18 metri che ospitava – senza tenere conto dei bambini – tra le 400 e le 450 persone. L’Oim stima quindi che almeno un centinaio di bambini dovessero essere a bordo. Delle oltre 500 persone a bordo, almeno 300 si trovavano sotto coperta quando la nave è stata affondata. Per loro non c'è stato nulla da fare, mentre i sopravvissuti hanno hanno tentato di tenersi a galla con salvagente di fortuna. Alcuni di loro, non vedendo arrivare i soccorsi, stremati dalla fatica si sono lasciati andare. Al momento sono appena 10: due sono stati recuperati in Sicilia, altri 8 a Creta