“Bambini trattati come bottino di guerra”. Quali sono le accuse della Corte dell’Aja contro Putin
La "deportazione illegale" di bambini dalle zone occupate dell'Ucraina alla Russia è un "crimine di guerra" e per questo motivo ieri, 17 marzo, la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin.
Secondo la Corte – è il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità – la deportazione sarebbe iniziata sin dal primo giorno dell'invasione russa in Ucraina, cioè il 24 febbraio del 2022. Oltre che per Putin è stato emesso un mandato d’arresto anche per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria presidenziale russa per i diritti dell’infanzia, che solo poche settimane fa aveva rivendicato l'adozione di una 15enne di Mariupol.
Il rapporto, ancora preliminare, dal titolo ‘Il programma sistematico della Russia per la rieducazione e l’adozione dei minori ucraini' sostiene che dall’inizio della guerra, l'esercito russo avrebbero trasferito più di 6mila minorenni ucraini, di età compresa tra i 4 mesi e i 17 anni, in 43 strutture “rieducazione” che si trovano in vari territori russi (dalla Crimea fino alla Siberia). I bambini deportati abitavano in zone dell’est e del sud dell’Ucraina che erano state occupate dalle forze russe all’inizio dell’invasione.
In molte di queste strutture sarebbe stato poi creato un “programma sistematico di rieducazione” dei bambini ucraini, che avrebbero subìto un indottrinamento politico alla causa della propaganda russa. Nel dossier si specifica che "i genitori sono stati costretti, ingannati con la promessa di un trasferimento temporaneo o non interpellati del tutto e i moduli di affido compilati con firme false". Kiev sostiene che sono oltre 16 mila i minori portati in Russia , i rapporti internazionali accreditano almeno seimila deportazioni.
A firmare l'ordine di cattura sono tre giudici: l'italiano Rosario Aitala, la giapponese Tomoko Akane e il costaricano Sergio Ugalde. La conseguenza è immediata, se Putin e la sua collaboratrice dovessero uscire dai confini russi potrebbero essere arrestati da qualsiasi forza di polizia di uno dei 123 Stati che hanno firmato la convenzione. La Corte penale internazionale infatti non ha una propria polizia.
Questo vuol che dire che non sarà facile processare Putin. Tuttavia “dobbiamo garantire che i responsabili dei presunti crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni e che i bambini siano restituiti alle loro famiglie e comunità. Come ho dichiarato all'epoca – ha spiegato il procuratore capo Karim Khan -, non possiamo permettere che i bambini vengano trattati come se fossero un bottino di guerra”.