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Bagnasco mette al bando i populismi: “Non si deve bloccare il governo”

La politica pensi al “Paese senza distrazioni, tattiche o strategiche che siano”, ha detto il presidente della Cei durante l’assemblea dei vescovi. “L’ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resterà scritto nella storia”.
A cura di Biagio Chiariello
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Presidente della Cei

La Cei contro gli imbonitori che urlano nelle piazze. "Il bene comune, che la buona politica deve avere come valore superiore, pretende la capacità di anteporre all'interesse personale o di parte il bene generale, cioè il bene del Paese". E ciò deve avvenire "senza populismi inconcludenti e dannosi". Così il cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione alla 65esima Assemblea Generale dei vescovi italiani, aperta lunedì sera in Vaticano. Il presidente della Cei fa il punta sulla situazione attuale, sottolineando l'importanza di superare l'empasse nel più breve tempo possibile: "L'ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resterà scritto nella storia". Quindi l'invito ai partiti politici in toto:

Quando la naturale logica del confronto e della dialettica sale nei toni e nelle parole, quando non arriva mai a conclusioni condivise ma si impunta avvolgendosi su se stessa, quando si cristallizza diventando costume, allora si rischia la patologia che paralizza il vivere sociale. È il segno triste e sconfortante di un modo di pensare vecchio e ripiegato, autoreferenziale e senza futuro.

Nel corso del suo intervento, Bagnasco ha parlato anche di altri temi ‘caldi'. Innanzitutto la violenza sulle donne, definendolo un "raccapriccio". Il cardinale indica "il deserto di quei valori spirituali e morali così spesso denigrati o derisi come merce vecchia da buttare in soffitta". Poi parla del lavoro , "la lama più dolorosa nella carne della gente". E' la prima emergenza del Paese e in quanto tale "chiede interventi immediati ed efficaci perché ogni giorno è in gioco il giorno dopo". Dopo il voto i "cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di responsabilità". E in tal senso, si rivolge ancora alla classe dirigente: pensino "al Paese senza distrazioni, tattiche o strategiche che siano".

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