Babak, il manager corrotto condannato a morte: è a capo di un impero da 14 miliardi
Si chiama Babak Zanjani, ha 41 anni, ed era un uomo molto fortunato. Un manager nato con la camicia, a capo di un impero da 41 miliardi di dollari. Ma ieri è stato condannato a morte per corruzione in Iran. L'accusa è quella di aver accumulato quasi 3 miliardi di dollari intascando parte del denaro delle vendite di petrolio iraniano ancora sotto sanzioni, ripulito attraverso le sue società finanziarie. Babak era stato arrestato nel dicembre del 2013 e nel processo si era dichiarato innocente.
Il miliardario è a capo di un impero con interessi in numerosi settori, dai cosmetici alle finanziarie, dal turismo alle banche, dalle costruzioni alle nuove tecnologie, e poi ancora supermercati, petrolio, immobili e una squadra di calcio oltre a una flotta di taxi.
Era molto vicino all’ex presidente Mahmud Ahmadinejad, per il quale aveva curato gran parte delle vendite di petrolio all’estero e per questa attività era stato inserito nella lista delle personalità sanzionate da Usa e Ue (che ne avevano congelato i conti esteri) dopo l’embargo petrolifero introdotto a luglio del 2012 a causa della disputa sul programma nucleare di Teheran. Dopo la caduta del suo "mentore" fu accusato da alcuni deputati superconservatori che lo accusavano di aver messo in piedi un sistema di corruzione sistematica. La sentenza, che in Iran ha avuto una grande eco mediatica, è comunque appellabile, ma le speranze di salvarsi per Babk, sono davvero poche.