Le fotogallery delle tifoserie sugli spalti del mondiale brasiliano sono state infinite. Inquadrati dalla regia e ritrasmessi non solo nelle nostre case ma anche nei maxischermi all'interno degli stadi, i primi piani sugli spettatori, e sulle ragazze in particolare, hanno fatto da punteggiatura emotiva ai match.
Nasce in quel contesto così gravido di segni, simboli e connotati di identità nazionale l'incredibile storia di Axelle Despiegelaere una studentessa belga di 17 anni. Un fotografo ne immortala l'entusiasmo dopo il goal della nazionale belga contro la Russia. Tifosa dei “ diables rouges”, dalla città di Tournai in trasferta internazionale col fratello, la ragazza indossa un elmetto con le corna, i colori della bandiera belga dipinti sulle guance, pon pon di rafia alle mani. Ma perché proprio lei? Si sono chiesti in tantissimi.
Axelle esultante per un goal con le braccia levate al cielo, una bionda dai denti bianchissimi con l'apparecchio trasparente era proprio il ritratto della gioventù. Senza alterazioni, senza pose. Un'intera nazione si è identificata in lei: il Belgio così presente nelle vite degli europei nei sempre più impopolari palazzi istituzionali, ha trovato in un volto di ragazza un riscatto internazionale. Per un attimo, Axelle è la loro splendente Marianna. Loro sempre così attenti e sempre così “in conflitto” con la vicina Francia, la eleggono con fierezza “ la più bella tifosa dei mondiali”.
La pagina ufficiale della ragazza ha in poco tempo, più di 270 mila “like” ai quali si sommano tutti quelli delle altre pagine satellitari. C'è già una voce Wikipedia in inglese, in cui si ricordano le origini: è figlia di un industriale e la sua fortuna personale ammonterebbe a 10 milioni di euro. E' una favola crossmediale esemplare, che travalica subito i confini nazionali: in pochi giorni tv internet e marketing si sono mischiati e si sono serviti l'uno dell'altro, con un volto femminile che ha fatto da cinghia di trasmissione col pubblico e il desiderio di identificazione nel volto fresco di una giovane donna. Axelle è fuori dalle norma, perché non è costruita da nessuna norma.
Solo due giorni fa comunica su Facebook di avere ottenuto un contratto con una prestigiosa casa di cosmetici per prestare il volto come testimonial. Si tratterebbe in realtà solo della filiale belga che ha realizzato un video hair tutorial con la ragazza protagonista, destinato ai social network, “si tratta di un'iniziativa che resta locale” hanno detto. Sta di fatto che Axelle che entra in un negozio di parrucchiere, si fa lavare i capelli, se li fa trattare, asciugare e mettere in piega, vestita come una qualsiasi studentessa, quali che siano le dimensioni del contratto, ha fatto più di un milione di visualizzazioni in quattro giorni. Visti i ricchi natali non è una storia di Cenerentola, ma c'è molto del desiderio e dell'illusione collettiva in quel video, in cui lei entra acqua e sapone e finisce splendida dea.
Ma come succede nelle vere favole effimere c'è già l'epilogo all'orizzonte. Tra le vecchie foto personali che rimbalzano tra le pagine Facebook ne viene scovata una che la ritrae con il fucile a tracolla, occhiali da sole in un safari africano, davanti a un'antilope morta ai suoi piedi. La scoperta ha generato una valanga di critiche, virali quanto il suo sorriso. Dall'adorazione allo sdegno, in pochissimo tempo i fan si sono scatenati e il successo così lievitato s'è sgonfiato. Un segnale emotivo da parte dei consumatori che non si allinea agli interessi del marchio di cosmetici. Il portavoce ha dichiarato all'Indipendent che:
sebbene fossero al corrente di quella foto del safari, non intende commentare se questa sia all'origine della fine del contratto con Ms Despiegelaere. Tengono comunque a precisare che la casa di cosmetici non fa test su animali, da nessuna parte del mondo, né delegano alcuno a ricoprire questo compito.
Davvero delle emozioni su Internet riescono a modificare in così poco tempo la vita di una persona? Non fa paura questo? Giovanna Cosenza, docente di semiologia all'università di Bologna dice: “siamo fatti di emozioni che non ci raccontiamo, Internet è anche un modo. La bellezza femminile, di una giovane ragazza, in un contesto che si vuole per tradizione maschile, è stata una combinazione vincente. Anche grazie a questo contrasto è poi subentrato il marketing che da sempre fa uso della bellezza femminile anche se, in quel caso, davvero, non c'era alcuna strumentalizzazione. Tutta la crossmedialità funziona così: non si è trattato solo di internet. Si è trattato di tv, giornali, poi video, facebook e twitter. E' stato un fenomeno di viralità internazionale che a noi fa impressione perché siamo tragicamente indietro, appena succede qualcosa su internet tendiamo a demonizzare. Non voglio dire che non ci siano pericoli, ma abbiamo un'arretratezza nella nostra cultura digitale che invece porterebbe maggiore benessere, e maggiore cultura, come ci dicono i dati”.
Cosa è successo dunque a Axelle? “Certo la ragazza è passata dalle glorificazioni agli insulti: sono le reazioni della folla. Tutte le folle fanno spavento. Lei ha avuto i suoi 15 minuti di notorietà che si stanno sgonfiando. Era quello che prima poteva succedere in un lasso di tempo più lungo all'interno anche di un piccolo paese, per esempio. Bisogna forse essere consapevoli da subito che può trattarsi di poco. La democratizzazione ha reso possibile a tutti essere famosi in quindici minuti e questa opportunità è tutta visibile nel piccolo schermo del computer”.
Ma non si genera così una dipendenza da “like”, soprattutto tra le giovanissime che su internet quasi sembrano supplicarti di “piacere”? “La faccio io una domanda: ma chi gliela insegna questa ossessione del consenso? Tutto accade fuori da Internet”.