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Avvenire dedica a Don Gallo pagina 13

Il quotidiano della Cei dedica solo un trafiletto a pagina 13 alla morte di Don Andrea Gallo: una scelta editoriale non casuale, che rivela la scarsa umiltà della chiesa.
A cura di Davide Falcioni
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Per Avvenire, quotidiano "ufficiale" della Chiesa Cattolica (è di proprietà, per il 75%, della Cei), la morte di Don Andrea Gallo è una notizia buona per pagina 13 della versione cartacea, o per un pezzucolo in fondo, in fondo, molto in fondo nella sua versione online: evidentemente la notizia, che ha commosso molti italiani credenti e atei, per il quotidiano diretto da Marco Tarquinio non merita di essere "diffusa" adeguatamente. Troppo scomodo Don Gallo per le gerarchie ecclesiastiche. Troppo critico, e troppo carismatico per chi ha fatto del rispetto rigoroso della dottrina una ragione di vita: l'unica. In fondo, probabilmente, le ragioni della scelta di Avvenire sono tutte nella dichiarazione dell'arcivescovo di Genova e cardinale Angelo Bagnasco, che celebrerà i funerali e che ha raccontato di essere andato a trovare Don Gallo di recente: "Un incontro molto cordiale, avevamo recitato insieme un’Ave Maria, era lucido e stava abbastanza bene. Per concludere gli ho dato la benedizione. In questi sei anni, da che sono arcivescovo di Genova, l’ho incontrato diverse volte  in un rapporto di dialogo, lealtà, chiarezza e paternità da parte mia".

Ecco la chiave di lettura. Bagnasco dice di se stesso di essere stato un "padre" per Don Gallo. Quindi non solo formalmente – da cardinale a sacerdote, la differenza gerarchica è abissale – ma anche "spiritualmente" un "superiore". Si sa: i padri educano i figli, li rimproverano quando sbagliano. Ma quasi mai il contrario. Sarebbe una "lesa maestà" insopportabile per un padre ammettere di aver "imparato" qualcosa da un figlio. Ecco cosa manca alla chiesa: l'umiltà di essere – come Don Gallo – servitrice e non servita. L'umiltà di ammettere che – agli occhi di moltissimi credenti – la strada da percorrere è stata segnata non da un Concilio Vaticano, né dal nuovo Papa, ma dall'anziano sacerdote che amava tutti e accoglieva in un abbraccio tutti coloro che, invece, oggi la Chiesa punisce. Ecco perché forse l'attenzione dedicata a Don Gallo dalle gerarchie ecclesiastiche va considerata un vanto.

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