Iran, avevano raccontato le proteste per il caso di Mahsa Amini: condannate le giornaliste Hamedi e Mohammadi
In un triste capitolo per la libertà di stampa in Iran, due giornaliste, Niloofar Hamedi e Elahe Mohammadi, sono state condannate a pesanti pene detentive. La sentenza ha scosso la comunità giornalistica internazionale e ha evidenziato ulteriormente le sfide che i professionisti dei media affrontano in un Paese dove la libertà di espressione è sempre più minacciata.
Le condanne sono state di sette anni per Niloofar Hamedi e sei anni per Elahe Mohammadi, con l'accusa di aver collaborato con il governo ostile degli Stati Uniti. Inoltre, a entrambe sono state inflitte altri cinque anni di prigione per "aver agito contro la sicurezza nazionale" e un anno aggiuntivo per propaganda avversa al governo.
Il caso Hamedi e Mohammadi ha attirato l'attenzione internazionale perché le giornaliste avevano denunciato la morte di Mahsa Amini, la giovane donna di ventidue anni deceduta mentre era in custodia della polizia morale iraniana per una presunta violazione delle leggi sull'abbigliamento. La morte di Amini scatenò una serie di proteste contro il regime iraniano, che reagì con violenza provocando arresti, morti e condanne a morte.
Le due giornaliste, attive rispettivamente per i quotidiani riformisti Sharq e Hammihan, avevano svolto un ruolo chiave nel riferire la vicenda e nel dare voce alle preoccupazioni della popolazione. Hamedi aveva pubblicato un'immagine virale dei genitori di Amini che piangevano la morte della loro figlia nell'ospedale di Teheran.
Le accuse del governo iraniano di avere collaborato con gli Stati Uniti sono state respinte sia dalle giornaliste che dalle loro famiglie, sottolineando che stavano solo svolgendo il loro dovere di giornaliste indipendenti.
Il caso di Hamedi e Mohammadi è solo un esempio dell'erosione della libertà di stampa in Iran. Nel 2022, l'Iran è stato classificato come il Paese con il maggior numero di giornalisti detenuti in tutto il mondo, secondo il censimento carcerario del Committee to Protect Journalists (CPJ).
Hamedi e Mohammadi hanno la possibilità di presentare ricorso entro vento giorni, ma se le condanne saranno confermate, dovranno scontare pesanti pene detentive, rappresentando un ulteriore colpo alla libertà di stampa in Iran.