Australia, i soldati si prendono cura dei koala nel loro tempo libero: la foto è virale
La triste storia di Lewis, il koala che era stato salvato da una donna dalle fiamme in Australia, nel New South Wales, poi morto per le ferite riportate, aveva commosso tutti. La drammatica stagione degli incendi australiana, iniziata circa quattro mesi fa, è finora costata la vita a 33 persone, ha ucciso un numero incalcolabile di animali, bruciato oltre diciotto milioni di ettari di territorio e distrutto quasi tremila abitazioni. Mentre i vigili del fuoco sono ancora alle prese con le conseguenze drammatiche della devastazione perpetrate dai roghi, nel sud dell'Australia i soldati dell'esercito hanno deciso di intervenire volontariamente impiegando il loro tempo libero al Cleland Wildlife Park.
In un post pubblicato dal 9th Brigade – Australian Arm su Facebook – ha raccolto migliaia di like ed è stato condiviso centinaia di volte – si vedono i militari nutrire e coccolare i koala. “Il sedicesimo reggimento ha utilizzato il proprio peridio di riposo per dare una mano al Cleland Wildlife Park. Abbiamo dato una mano ai nostri amici a quattro zampe durante gli orari dei pasti e abbiamo costruito dei supporti per consentire ai koala di arrampicarsi sugli alberi all'interno del parco. Un grande impulso morale per la nostra squadra che lavora sodo sulle Adelaide Hills”.
I koala sono a rischio estinzione
La specie si è pericolosamente avvicinata alla soglia dell’estinzione. Già prima degli incendi si potevano contare nel complesso solo su circa 80 mila esemplari. Ma diverse migliaia di questi — non è ancora chiaro il numero — sono rimasti uccisi tra le fiamme o per effetto del fumo. A lanciare l’allarme è il Wwf, che ha avviato una campagna internazionale di raccolta fondi per il ripristino dell’ambiente e per il sostegno dei centri di recupero in cui migliaia di volontari (soldati compresi) che stanno cercando di dare un mano. "Quello che sta accadendo oggi, davanti ai nostri occhi, mostra i terribili danni che il negazionismo climatico ha provocato e sta ancora provocando — spiega una nota dell’associazione —. Chi lavora per l’inazione e il rinvio si macchia di crimini contro natura, che ormai si stanno traducendo in crimini contro l’umanità".