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Australia, 47 milioni di euro a 2mila profughi: risarcimento per trattamento disumano

L’Australia dovrà pagare oltre 47 milioni di euro a quasi 2.000 profughi confinati nell’isola di Manus in Papua Nuova Guinea. L’accordo extragiudiziale arriva dopo una serie di denunce da parte dei richiedenti asilo sulle degradanti condizioni di detenzione nella remota isola del Pacifico.
A cura di Mirko Bellis
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Richiedenti asilo nell'isola di Manus in Papua Nuova Guinea
Richiedenti asilo nell'isola di Manus in Papua Nuova Guinea

Il processo per la violazione dei diritti umani di 1.905 richiedenti asilo dell'isola di Manus in Papua Nuova Guinea si è concluso con un accordo extragiudiziale tra il governo di Canberra e lo studio legale Slater e Gordon che rappresentava i profughi. Lo Stato australiano dovrà versare 70 milioni di dollari australiani (oltre 47 milioni di euro) come risarcimento per il trattamento “crudele e disumano” che ha causato danni fisici e psicologici ai profughi detenuti nella remota isola del Pacifico tra il 2012 e il 2014.

Lo storico accordo pone fine ad una battaglia legale iniziata dalla denuncia di Christian Majid Kamasaee, un iraniano di 35 anni perseguitato per le sua fede religiosa e costretto a fuggire dal suo Paese. A Kamasaee, che nel frattempo è ritornato in Iran volontariamente, durante la sua permanenza nel centro era state negate adeguate cure mediche per curare un’infezione della pelle. “Quando sono arrivato a Manus mi hanno confiscato tutte le mie medicine – ha dichiarato Kamasaee – e, sotto il sole cocente, sentivo la mia pelle letteralmente bruciare. Ho sofferto per tutto il tempo in cui sono rimasto nell'isola”.

L’azione legale, sotto forma di class action, era stata avviata nel dicembre del 2014 da Slater e Gordon, un prestigioso studio di avvocati con sede a Melbourne. Oltre 200 le testimonianze portate dall'accusa, 200.000 i documenti e più di 50 le udienze. Mercoledì scorso, poco prima dell’inizio del processo previsto nella suprema corte dello Stato di Vittoria, la decisione del governo australiano di arrivare ad un accordo extragiudiziale per concludere la vicenda. Il risarcimento dovrà essere pagato anche da G4S e Broadspectrum, le due società a cui era stata affidata la gestione del campo profughi. L’intesa è stata raggiunta a una condizione: esimere l’Australia da ogni responsabilità per il trattamento e la detenzione dei richiedenti asilo rinchiusi nell'isola di Manus.

Le reazioni

“Nessuna somma di denaro potrà risarcire le terribili condizioni patite dai detenuti in quella struttura – ha dichiarato l’avvocato Andrew Baker – speriamo almeno che l’accordo siglato oggi possa servire ai profughi per lasciarsi alle spalle questo oscuro capitolo della loro vita”. La notizia del risarcimento rappresenta una vittoria anche per le organizzazioni umanitarie che da anni denunciavano lo stato in cui si trovavano i migranti a Manus. Amnesty international, pur sostenendo l’importanza del risarcimento, ribadisce che l’accordo non rimuove le ingiustizie sui rifugiati e richiedenti asilo sull'isola del Pacifico né cambierà le loro circostanze attuali.

“Il governo australiano deve porre fine al sistema illegale di detenzioni offshore e garantire il ricollocamento sicuro dei profughi”, ha dichiarato Kate Schuetze, ricercatrice di Amnesty International per il Pacifico.   Da parte sua, il ministro dell’Immigrazione australiano, Peter Dutton, ha affermato che l’accordo non costituisce ammissione di responsabilità e che il governo “respinge decisamente le rivendicazioni avanzate in questi procedimenti”. Dutton, inoltre, ha incolpato il precedente governo laburista per aver riaperto il centro di Manus nel 2012 e di aver provocato così un danno milionario ai contribuenti australiani.

L'accoglienza dei profughi in Australia

L'Australia mantiene una rigida politica in tema di accoglienza. I richiedenti asilo che cercano di arrivare in barca sulle sue coste vengono intercettati e inviati nei centri offshore previsti nella minuscola repubblica di Nauru, una sperduta isola del Pacifico e, appunto, a Manus. L'Australia si rifiuta di accettare i migranti irregolari nel suo territorio e preferisce pagare ingenti somme di denaro ai due piccoli Stati per mantenerli lontani. Per il primo ministro australiano, il conservatore Malcolm Turnbull, le scelte in materia di immigrazione del suo governo rappresentano “una battaglia tra il popolo australiano da una parte e i trafficanti di esseri umani dall'altra”. Nell'aprile del 2016, la Corte suprema della Papua Nuova Guinea ha dichiarato il centro di detenzione di Manus “illegale e incostituzionale” e ha predisposto l’obbligo per il governo australiano di ricollocare i circa 900 richiedenti asilo presenti nell'isola. La chiusura del centro è prevista per ottobre.

Le condizioni di vita dei profughi nei due centri di Manus e Nauru hanno attirato da tempo le critiche delle organizzazioni umanitarie e delle stesse Nazioni Unite.

In particolare, il relatore speciale dell'Onu sui diritti umani dei migranti, Francois Crépeau, in un recente rapporto accusava l'Australia per le condizioni del regime di detenzione offshore. “E’ un trattamento crudele, inumano e degradante, ingiustamente punitivo e illegale secondo il diritto internazionale – ha dichiarato Crépeau dopo aver visitato lo scorso novembre i due centri – che macchia la buona reputazione dell'Australia in materia di diritti umani”. Allo stesso tempo, però, l'Australia mantiene una posizione aperta nei confronti dei richiedenti asilo che entrano nel Paese tramite i canali ufficiali, soprattutto attraverso l’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati). L’ex premier laburista, Tony Abbott, si era impegnato nel 2015 ad accogliere profughi siriani e iracheni.  Negli ultimi due anni, oltre 15.000 persone in fuga dalla guerra in Medio Oriente hanno trovato rifugio in Australia, un contributo che lo stesso Crépeau ha definito “esemplare”.

I profughi di Manus e Nauru verso gli Stati Uniti

Mentre alcune persone confinate a Manus hanno preferito scegliere la via del ritorno in patria, molte altre si trovano ancora sull'isola. Un accordo siglato dall'Australia e gli Stati Uniti durante la presidenza Obama prevede che la maggior parte dei profughi venga trasferita negli Usa. Da parte sua il governo australiano si è impegnato a ricevere i migranti provenienti dall'America centrale. Il presidente Trump, malgrado avesse definito l’accordo come “stupido”, ha fatto sapere che manterrà le promesse del suo predecessore e accoglierà i richiedenti asilo di Manus e Nauru.

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