Myanmar, grazia parziale per Aung San Suu Kyi: ridotta di 6 anni la pena per la leader birmana
La leader della Birmania Aung San Suu Kyi è stata graziata. È quanto hanno riferito i media statali che riportano che la grazia parziale è stata concessa nell'ambito di un'amnistia della giunta di oltre settemila prigionieri in occasione della Quaresima buddista. Nel caso specifico, la grazia riguarda cinque dei 19 reati per i quali è stata condannata a un totale di 33 anni di reclusione, per cui le è stata ridotta di 6 anni la pena detentiva.
"Il presidente del Consiglio di Amministrazione dello Stato perdona Daw Aung San Suu Kyi, condannata dai tribunali competenti", riferiscono i media. La leader, Premio Nobel per la Pace nel 1991, era in carcere da quando è stata estromessa con un colpo di Stato militare nel 2021. La scorsa settimana è passata agli arresti domiciliari in un edificio governativo nella capitale Naypyitaw.
Nello specifico, sottolinea Reuters, Aung San Suu Kyi è stata graziata per cinque dei 19 reati per i quali è stata condannata a un totale di 33 anni di reclusione con accuse che andavano dalla corruzione al possesso illegale di walkie talkie.
Una fonte informata ha detto che nonostante la grazia ricevuto sarebbe rimasta in detenzione. "Non sarà libera dagli arresti domiciliari", ha riferito sempre Reuters. La giunta ha poi precisato che la grazia parziale concessa riduce la sua pena detentiva di 6 anni. Anche l'ex presidente Win Myint ha avuto una riduzione della pena come parte dell'amnistia, secondo l'Associated Press.
"La grazia a San Suu Kyi è il più bel finale dopo anni di battaglie per la sua libertà. Ricordo ancora il nostro incontro 10 anni fa in Myanmar, donna coraggiosa e autorevole da sempre in prima linea per la salvaguardia della democrazia e dei diritti umani", è stato il commento via Twitter del vicepremier, ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.
Suu Kyi, 78 anni, figlia dell'eroe dell'indipendenza del Myanmar, è stata messa agli arresti domiciliari per la prima volta nel 1989 dopo enormi proteste contro decenni di governo militare. Nel 1991 ha vinto il premio Nobel per la pace per la campagna per la democrazia. Ha vinto le elezioni del 2015, tenutesi come parte di tentativi di riforme che sono state interrotte dal colpo di stato del 2021.