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Attivisti Greenpeace, Russia ritira l’accusa di pirateria: “È teppismo”

Tra gli attivisti detenuti in Russia c’è l’italiano Cristian D’Alessandro. Nei loro confronti la magistratura ha fatto cadere l’accusa di pirateria, ora il reato prevede pene meno severe. Ma per gli ambientalisti l’accusa è ancora sproporzionata.
A cura di Susanna Picone
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Da pirateria a teppismo. La magistratura russa ha fatto cadere la prima accusa contro i 28 attivisti di Greenpeace e i due free-lance che hanno dato l’assalto a una piattaforma petrolifera nell’Artico. Tra gli attivisti c’è anche un italiano, Cristian D’Alessandro. Per i pm russi  l’accusa nei loro confronti è ora di teppismo. E se l’accusa di pirateria era punibile fino a 15 anni di carcere, quella di teppismo prevede pene meno severe. In caso di condanna in questo caso è prevista la reclusione fino a un massimo di sette anni. Vladimir Chuprov, di Greenpeace Russia, ha commentato tale decisione affermando che anche “le accuse di teppismo sono largamente sproporzionate”.

L’arresto il 19 settembre scorso – La vicenda degli attivisti di Greenpeace arrestati in Russia ha suscitato nelle ultime settimane la grande mobilitazione di quanti chiedono la loro liberazione immediata. I militanti ecologisti sono stati arrestati il 19 settembre scorso dopo aver tentato di abbordare la piattaforma petrolifera “Prirazlomnaya”, in segno di protesta contro le trivellazioni nell'Artico del colosso Gazprom. Dal 24 settembre tutti si trovano in custodia cautelare a Murmansk. A proposito della vicenda il presidente Vladimir Putin ha affermato che gli arrestati avevano violato diverse norme di diritto internazione “ma che non potevano considerarsi pirati”.

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