Attentato Tel Aviv, autopsia: Alessandro Parini ucciso da impatto con auto, no ferite da arma da fuoco
Alessandro Parini è morto a causa dell'impatto con l'auto che l'ha travolto sul lungomare di Tel Aviv. La conferma arriva dall'autopsia effettuata al policlinico Gemelli di Roma sul corpo dell'avvocato romano rimasto vittima di un attentato in Israele lo scorso 7 aprile. L'esame autoptico ha quindi confermato quanto inizialmente comunicato da fonti ospedaliere israeliane secondo cui il 35enne non era stato colpito da alcun proiettile.
Anche l'esame autoptico svolto all'Istituto di medicina legale Abu Kabir di Giaffa infatti non aveva riscontrato alcun colpo d'arma da fuoco sul corpo del giovane. A raccontare di aver udito degli spari erano stati diversi testimoni, compresi gli amici di Parini che erano con lui in quel momento: “Abbiamo sentito il rumore dell'auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi”, avevano infatti rivelato subito dopo i fatti, raccontando di aver scoperto che Alessandro era rimasto a terra sanguinante solo dopo essere tornati indietro.
Su quanto accaduto a Tel Aviv la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine: i pm del gruppo antiterrorismo della Capitale, coordinati dall'aggiunto Michele Prestipino, hanno ricevuto una prima informativa da Ros e Digos: si procede per omicidio, attentato con finalità di terrorismo e lesioni.
A compiere l'attentato, secondo quanto ricostruito dalla polizia israeliana sarebbe stato un lupo solitario, il 44enne Yousef Abu Jaber. La sera del 7 aprile ha rubato un'auto dalle parti di Kafr Qasim prima di dirigersi verso il lungomare gremito di turisti in quel momento. Lì si è diretto a tutta velocità verso la pista ciclabile centrando in pieno Parini e ferendo altre cinque persone.
I funerali di Alessandro Parini si terranno domani nella Basilica dei Santi Pietro e Paolo, dove oggi era prevista la camera ardente: “Avevamo previsto di fare le cose con un po' di calma ma si vede che ci sono stati intoppi burocratici che hanno portato a ritardare l'arrivo del feretro – ha spiegato padre Nicola, parroco della chiesa – lo conoscevo da un paio d'anni. Alessandro era un ragazzo come tanti altri. Un bravo ragazzo. La famiglia ovviamente è molto provata e ha chiesto una certa riservatezza. Stargli vicino ora è l'unica cosa da fare”.