Attentato a Dacca, autopsia sui 9 italiani: “Torturati e sottoposti a una morte lenta”
Dall'autopsia sui corpi delle nove vittime italiane dell'attentato terroristico di Dacca, in Bangladesh, emergono particolari che aggiungono orrore all'orrore. I terroristi avrebbero inferto ad Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti una morte lenta e dolorosa, una tortura straziante senza nessun colpo letale. Le autopsie, condotte oggi al policlinico Gemelli di Roma, regalano un quadro terribile e parlando di ferite e tagli provocati da armi affilate, forse un machete. Sulle salme ci sono anche tracce di proiettili e di ordigni esplosivi. A redigere la relazione sono stati i medici legali Vincenzo Pascali e Antonio Oliva. Terminati gli esami, il pubblico ministero Francesco Scavo ha firmato oggi il nulla osta per restituire le salme alle famiglie.
Secondo gli investigatori, il modo atroce in cui sono stati uccisi gli ostaggi fa parte di alcune circostanze anomale. Le modalità, infatti, non rientrerebbero in quelle solite degli attentati jihadisti, caratterizzati da omicidi più rapidi. Un'altra stranezza sarebbe rappresentata dal fatto che gli attentatori hanno usato diverse armi, ma nessuno si è fatto esplodere.
Intanto oggi è stato sentito davanti ai carabinieri del Ros, Giovanni Boschetti, scampato alla morte durante l'attentato. L'uomo, sentito come testimone, ha ribadito di essere sopravvissuto solo perché ha ricevuto una telefonata che lo aveva fatto uscire dal locale.