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Attentati Parigi, il racconto della squadra che ha fatto il blitz al Bataclan

Gli uomini della Bri-Brigada de Recherche et d’Intervention che hanno coordinato l’assalto contro i terroristi al Bataclan lo scorso 13 novembre hanno ricostruito, a una settimana di distanza, i tragici momenti che hanno preceduto l’ingresso nel teatro.
A cura di C. T.
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Gli uomini della Bri-Brigada de Recherche et d'Intervention che hanno coordinato l'assalto contro i terroristi al Bataclan lo scorso 13 novembre hanno ricostruito, a una settimana di distanza, i tragici momenti che hanno preceduto l'ingresso nel teatro. Molti di loro, come Pascal, il capo della squadra negoziazione, avevano già gestito le trattative con Amedy Coulibaly al tempo dell’attentato al supermercato Hyper Cacher, lo scorso gennaio. Ma gli uomini del Bri hanno raccontato che le telefonate scambiate con i terroristi del Bataclan sono state diverse dalle precedenti: "Erano molto nervosi, frenetici e confusi, come sotto l’effetto di qualche droga". Il commando continuava a ripetere le stesse frasi: "Siamo i soldati del Califfato, Questa è colpa di Hollande".

La lunga notte del 13 novembre degli agenti della Brigada de Recherche et d’Intervention inizia intorno alle 21 e 40, quando un ufficiale di pubblica sicurezza informa Christophe Molmy, capo della Bri, che c'è stata un'esplosione allo stadio e ci sarebbero dei morti. Poco dopo, sul cellulare di Molmy arriva anche un messaggio da un amico, che lo allerta di "spari in Rue Charonne". A quel punto il capo della Bri convoca tutti i membri della squadra. Alle 22 e 07, dopo una telefonata del direttore della polizia giudiziaria, Molmy ordina al suo vice, Salinas, di dirigersi verso il Bataclan. La squadra si arma del "Ramses", il più grosso scudo blindato a disposizione e alle 22 e 15 si trova davanti alla sala concerti, mentre venti agenti si introducono nell'androne.

Alle 22 e 30 una prima squadra entra al pian terreno, dove si trovano davanti uno scenario terribile: centinaia di corpi, tra morti e feriti gravissimi. Circa cinquanta membri del Bri cercano di dividere i cadaveri dai vivi. "Siamo la polizia. Identificatevi, togliete le magliette e tenete le mani in alto, venite avanti!", dicono agli ostaggi. Alcuni, anche se in vita, non riescono a muoversi. Circa un'ora dopo la squadra arriva davanti a due porte chiuse. Da dentro si sente una voce urlare: "Fermi, non entrate. Sono due. Hanno le cinture esplosive. Minacciano di ucciderci, di tagliarci la testa". La stessa voce – un ostaggio selezionato dai terroristi – dà agli agenti un numero di telefono.

Da qual momento hanno inizio circa cinque telefonate: alle 23.27, 23.29, 23.48, 00.05 e alle 0.18. Durante tutti i colloqui i terroristi – che si presentano con i soldati del Calffato – chiedono che la Bri se ne vada e li lasci uscire. Pascal cerca di negoziare chiedendo la liberazione di donne e bambini. Il commando del terrore risponde che li avrebbero mandati indietro. Ma Pascal non ci crede, e alle 23 e 45 informa il suo capo che la liberazione degli ostaggi non verrà ottenuta. A mezzanotte e 18 minuti le squadre in azione forzano le porte e avanzano tirando granate assordanti e accecanti. Vengono sparati dei colpi, e una pallottola fa espolodere la cintura di un terrorista. Da quel momento in poi ci vorrà un'ora per far uscire tutti gli ostaggi ancora vivi.

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