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Attentati Isis, un attacco costa circa 8mila euro. E incassa soldi perfino dalle bollette

Come l’Isis finanzia gli attentati: dal petrolio alla droga, dai sequestri al mercato nero. Ma anche controllo dei servizi base come luce e gas. Ecco la rete di micro finanziamenti del gruppo terroristico. E per un attentato come quello nella sede di Charlie Hebdo bastano 10mila dollari.
A cura di Mirko Bellis
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Isis

L'Isis, grazie alle ingenti entrate di denaro, si è convertito nel gruppo terroristico più ricco del mondo. Lo Stato islamico è ormai una organizzazione criminale transnazionale che richiede notevoli risorse per sopravvivere. Se all'inizio gli uomini di Al Baghdadi contavano solo con donazioni private di cittadini del Qatar e del Kuwait, via via, i jihadisti, grazie alle loro conquiste territoriali, hanno potuto avvalersi di immensi profitti.

La vendita di petrolio (in particolare alla Turchia, ma anche allo stesso regime di Bashar al Assad); il contrabbando di antichità e reperti archeologici saccheggiati da vari siti e venduti a collezionisti d'arte; i pagamenti di riscatti e il traffico di esseri umani, la prostituzione e la schiavitù (in alcuni siti web le ragazze adolescenti catturate sono state messe in vendita per pochi dollari) sono tra le principali fonti di finanziamento degli estremisti del sedicente Califfato.

La particolarità di questo gruppo terrorista, proclamatosi Stato nel giugno del 2014, sta anche nel riscuotere, come una “qualsiasi” amministrazione, imposte e tasse di vario genere ai cittadini e aziende dei territori posti sotto il suo controllo (come la Jizya, la tassa che i cristiani devono pagare per il "diritto a vivere" nello Stato islamico). I jihadisti incassano anche i pagamenti dalla vendita di servizi quali acqua, elettricità, telefonia dagli abitanti di Raqqa, in Siria o Mosul, in Iraq.

La necessità di pagare gli stipendi ai miliziani pronti a morire per il Califfato non ha impedito che i terroristi si dedicassero anche al traffico di droga. Durante le rapide conquiste territoriali, l’Isis è riuscita ad impossessarsi inoltre di numerose istituzioni bancarie. Ad esempio, dalla Banca Centrale dell'Iraq, ha "prelevato" 425 milioni di dollari. Le attività di raccolta di fondi attraverso varie fondazioni islamiche completano il quadro del sistema finanziario dei fanatici dell’Isis.

Dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015, i Paesi del G-20 riuniti in Turchia compresero finalmente l’importanza di eliminare il flusso di capitali di cui godevano i jihadisti in Siria e Iraq. L'ONU a dicembre dello scorso anno approvò una risoluzione che prevede tutta una serie di misure sul controllo dei finanziamenti allo Stato Islamico.  Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon dichiarò: “I terroristi continuano a diversificare le loro fonti di sostentamento, al punto che il gruppo oggi ha costruito un impero multimilionario”.

Attacco alle finanze del Califfato

I raid della coalizione a guida USA, tuttavia, stanno mettendo in serio pericolo le finanze dei jihadisti. La campagna aerea contro i pozzi petroliferi controllati dall'Isis in Siria (l’Operazione Tidal Wave II) iniziata lo scorso ottobre ha ridotto di decine di milioni di dollari i proventi del Califfato. Secondo il portavoce della coalizione, il colonnello Steve Warren, se prima lo Stato Islamico poteva guadagnare fino a quaranta milioni di dollari al mese con la vendita di petrolio, adesso le entrate si sono ridotte del 30%. Le difficoltà finanziarie per l'Isis sono continuate con la perdita di numerosi depositi di denaro: il mese scorso, gli attacchi aerei hanno preso di mira anche la “Banca Centrale” del Califfato a Mosul, distruggendo milioni di dollari finiti nelle mani degli estremisti dopo la conquista della città irachena nel giugno del 2014.

Nonostante questi risultati, a cui si accompagnano anche le perdite territoriali in Siria e Iraq, i terroristi continuano ad essere una seria minaccia come hanno dimostrato gli attacchi di Bruxelles. Secondo il professor Ranieri Razzante, direttore dell’Osservatorio sul riciclaggio e finanziamento al terrorismo, occorre distinguere tra i fondi necessari a mantenere il potere nei territori controllati e i finanziamenti per le azioni tattiche – come le stragi di Parigi o Bruxelles – che servono a creare il terrore negli altri Stati.

Micro fondi per gli attentati terroristici in Europa

Gli attentati nella capitale francese e l’attacco al cuore dell’Europa della settimana scorsa hanno dimostrato che i terroristi possono portare distruzione e morte con poche risorse finanziarie. Uno studio norvegese ha analizzato quaranta cellule terroristiche tra il 1993 e il 2013 ed è arrivato ad una serie di conclusioni. In primo luogo, la fonte più comune per gli attentati sono stati gli stipendi e i risparmi degli stessi terroristi. Le attività illegali hanno rappresentato solo il 38% del finanziamento degli attentati. La maggior parte degli attacchi terroristici sono costati meno di diecimila dollari (circa ottomila euro). Questa è la stima del costo degli attacchi alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo da parte dei fratelli Kouachi nel gennaio del 2015. In quell'occasione gli attentatori comprarono le armi grazie al prestito di Amedy Coulibaly, il terrorista entrato in azione pochi giorni dopo nel supermercato kosher, dove uccise quattro di religione ebraica. I kamikaze dell’Isis infine sono in grado di reperire i materiali per confezionare gli esplosivi usati negli attentati suicidi per poche centinaia di euro come nei massacri di Bruxelles e Parigi.

Il Money transfer in versione musulmana

Ci sono molti esempi internazionali in cui le organizzazioni di beneficenza sono state utilizzate come copertura per finanziare operazioni terroristiche. Le donazioni caritatevoli sono parte integrante dell’Islam e un modo per dimostrare solidarietà con gli altri musulmani. Tuttavia, attraverso questo sistema di trasferimento informale chiamato Hawala (una prassi consolidata nel Medio Oriente, Nord Africa, Corno d'Africa e in Asia meridionale) piccole quantità di denaro vengono trasferite da un Paese all'altro attraverso una rete di mediatori rendendo difficile il loro rilevamento. Quanto pesano questi finanziamenti? Secondo gli studi del centro di analisi Fatf (Financial Action Task Force) – un organismo per il contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo – le donazioni dovrebbero essere nell'ordine delle decine di milioni di euro. Il fatto che questi finanziamenti siano marginali per i conti del Califfato non significa che siano da sottovalutare in quanto rappresentano una fortissima fonte di finanziamento anche di altri gruppi della galassia jihadista come Al Qaeda, Al Nusra e le altre formazioni islamiste in tutto il mondo.

Al pari del coordinamento tra le forze di intelligence – concordano gli esperti – individuare ed impedire questi piccoli movimenti di denaro diventa  un’operazione indispensabile per prevenire altri attacchi terroristici.

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