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Attentati Bruxelles, l’estrema destra prepara una marcia su Molenbeek

L’estrema destra annuncia per il prossimo sabato una marcia europea su Molenbeek, il quartiere da dove venivano e dove si erano nascosti i jihadisti degli attentati del 22 marzo a Bruxelles e dello scorso novembre a Parigi. Le periferie-ghetto delle città europee rischiano di diventare così un territorio di battaglia.
A cura di Valerio Renzi
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“732 Poitiers, 1571 Lepanto, 2016 Molenbeek”. Con questo slogan l'estrema destra europea si dà appuntamento sabato 2 aprile nel quartiere di Bruxelles dove si sono nascosti e hanno vissuto i jhiadisti responsabili degli attentati dello scorso novembre a Parigi e del 22 marzo a Bruxelles. Per farlo sceglie di richiamare alla mente le battaglie del Medio Evo e dell'Età Moderna che, nell'immaginario collettivo, hanno rappresentato un'argine all'avanzata musulmana in Europa: la vittoria di Carlo Martello al vallo di Poitiers e quella delle navi della Lega Santa contro quelle di Alì Pascià e dell'Impero Ottomano.

Lo scontro di civiltà agitato dall'estrema destra richiama così a una storia profonda, 1500 anni presentati come un conflitto ininterrotto tra l'Occidente europeo e il mondo islamico, rappresentato a sua volta come un monolite e non come un universo complesso e plurale nello spazio e nel tempo. Viene richiamato alla mente uno stato di guerra permanente tra noi e loro che non ha nessun fondamento storico, spargendo sale sulle ferite dell'Europa colpita al cuore. Dopo le tensioni dello scorso sabato a Bruxelles, dove alcune centinaia di ultras di estrema destra hanno sfidato i divieti a manifestare provocando ore di tensione, chiedendo vendetta più che giustizia, il prossimo sabato centinaia (forse migliaia) di militanti sfileranno verso il quartiere descritto in queste settimane come una sorta di impenetrabile casbah islamista. Moelenbeek è diventato il simbolo del fallimento delle politiche d'integrazione, a metà tra un ghetto e un'enclave. A Moelenbeek è andato in corto circuito il sistema che avrebbe dovuto far diventare quei giovani cittadini di una nuova Europa, e non portarli verso la strada della radicalizzazione jihadista.

Ora il quartiere di Bruxelles, e le altre periferie ghetto d'Europa, dove si consumano le speranze tradite delle secondo e delle terze generazioni di migranti, vengono individuati dall'estrema destra come territori di guerra, da riconquistare. Non a caso lo slogan della manifestazione, indetta dal network radicale con base in Francia Génération Identitaire, è “Expulson Les Islamistes”. Ecco l'appello fatto alla “gioventù europea”:

È tempo di porre fine ai “Je Suis", alle candele e ai gradini bianchi, è ora di suonare finalmente il segnale della Riconquista. Il quartiere Molenbeek di Bruxelles, si presenta come una vera e propria fucina islamista e la base logistica di molti terroristi . Se questa zona, purtroppo, non è la sola a trovarsi in questa situazione in Europa, è un simbolo della guerra che non si sta giocando a Palmira o a Mosul, ma in casa nostra.

Al momento non si ha notizia da parte delle autorità belghe di un eventuale divieto alla “manifestazione europea” lanciata da Génération Identitaire. La crescita dell'islamofobia e dell'insicurezza percepita dalla popolazione europea è un brodo di coltura ottimale per i gruppi estremisti e i crimini dell'odio. Lo testimonia ad esempio il numero di attacchi in Germania contro rifugiati e centri d'accoglienza, mai così altro dai primi anni '90 con l'esplosione dell'ondata di violenza dei gruppi naziskin, o l'aumentare nei sondaggi di forze con posizioni radicalmente contro l'immigrazione e islamofobe, dall'est Europa ai paesi scandinavi. Un clima che porta a radicalizzare lo scontro, ad assediare i quartieri ghetto delle periferie d'Europa, a scoppi di violenza potenzialmente pericolosi, magari agiti non solo da gruppi organizzati ma anche da qualche lupo solitario imbevuto dalla propaganda dell'odio, come nel caso dello stragista di Utoya Anders Breivik.

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