Attacco di Israele a Jabalia, si cercano i corpi tra le macerie delle case. A Rafah rischio epidemie
L'operazione israeliana di 20 giorni a Jabalia ha distrutto gran parte della città, comprese più di mille case. Lo ha detto ad al Jazeera il portavoce della Protezione Civile di Gaza Mahmoud Basal, aggiungendo che i residenti che cercano di tornare nelle loro abitazioni dopo il ritiro dell'Idf trovano interi quartieri ridotti in macerie.
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Attacco di Israele a Jabalia: distrutto il 70% degli edifici
Nello specifico almeno il 70% degli edifici sono andati distrutti. Oltre alle case, ospedali, scuole, cliniche e infrastrutture pubbliche sono ormai del tutto inservibili.In queste ore – come riferisce un inviato di Al Jazeera da Gaza – i paramedici e gli equipaggi della protezione civile stanno cercando di recuperare i corpi in aree che prima non erano in grado di raggiungere. I cadaveri, la stragrande maggioranza dei quali in avanzato stato di decomposizione, vengono trasferiti all'ospedale Kamal Adwan e in altre strutture, che sono completamente fuori servizio e possono funzionare solo come enormi obitori. Dopo essersi ritirate dall’area, le forze israeliane hanno dichiarato che le operazioni nel nord di Gaza non sono ancora concluse. Ciò significa che esiste la possibilità che tornino indietro, e che lancino nuovi attacchi anche a Jabalia.
Rafah, rifugi sovraffollati e aumento di malattie infettive
I palestinesi sfollati, molti dei quali sono fuggiti dalle violenze israeliane quattro o cinque volte durante questi mesi di guerra, faticano a sopravvivere e cercano riparo dalle bombe in rifugi affollati e con poche scorte igieniche. Il sovraffollamento sta causando una più rapida diffusione delle malattie infettive, ha avvertito l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), e non ci sono abbastanza vaccini o farmaci per soddisfare i bisogni dei profughi. "Abbiamo bisogno di un accesso sicuro e senza restrizioni", ha affermato l’agenzia, il cui centro di distribuzione a Rafah è ora inaccessibile, in un post su X.
Israele: "Non fermeremo la guerra contro Hamas per riavere gli ostaggi"
D'altro canto lo stesso consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi ha chiarito che le operazioni militari non cesseranno e che la presunta distruzione di Hamas resta l'unica priorità del governo, anche se ciò significa non riportare a casa gli ostaggi ancora tenuti prigionieri. "Questo governo non prenderà la decisione di fermare la guerra per la restituzione di tutti gli ostaggi. Dobbiamo continuare a combattere, affinché non ci sia un 7 ottobre nell'ottobre 2027", ha affermato Hanegbi in un colloquio coi familiari degli ostaggi. Tra il funzionario del governo israeliano e alcuni di loro è scoppiato poi un alterco: nel mirino, la gestione della situazione da parte dell'esecutivo e in particolare del premier Benjamin Netanyahu.