“Assange e WikiLeaks aiutano la Russia”: il duro attacco del New York Times
“Ecco come la Russia spesso trae beneficio quando Julian Assange rivela i segreti dell’Occidente”, è il titolo della lunga analisi pubblicata dal New York Times, secondo cui il leader di Wikileaks, da quattro anni nascosto nell'ambasciata ecuadoriana a Londra, sarebbe stato manipolato dall'intelligence di Mosca per pubblicare qualsiasi notizia contro gli Stati Uniti. E lo stesso Assange avrebbe adottato una "linea troppo flessibile" nei confronti del capo del Cremlino, Vladimir Putin, evitando di rendere pubblici alcuni documenti scottanti su Mosca. Nel lungo articolo firmato da Jo Becker, Steven Erlanger ed Eric Schmidt, il direttore e co-fondatore del sito viene criticato per essere stato più duro con i democratici di Hillary Clinton rispetto a quanto non sia stato con i repubblicani di Donald Trump.
Il numero uno di Wikileaks, intervistato proprio dal Nyt, ha respinto comunque ogni accusa sulla presunta mancanza di onestà del suo network, limitandosi a definire la faccenda come "noiosa", perché la Russia non è protagonista nella politica mondiale "come lo sono invece Cina e Stati Uniti". Inoltre, ricorda Assange, "non vi è alcuna prova concreta" che ciò che Wikileaks pubblica abbia come fonte le agenzie di intelligence russe. Precisando, però, che avrebbe “felicemente accettato tale materiale”. Ha poi spiegato di aver pubblicato 650 mila documenti dannosi per Putin e ha negato di aver mai ricevuto un visto da Mosca “Questo non è giornalismo”, ha attaccato.
Le critiche di Assange si rivolgono quindi alla campagna elettorale americana. E nel mirino vi sono Hillary Clinton e i democratici che "hanno montato un'isteria stile neo-maccartismo sulla Russia" afferma Assange, sottolineando che Wikileakes “non ha nel mirino nessun paese in particolare” ma lavora per verificare il materiale che offre al pubblico, al quale "piace avere barlumi nella corrotta macchina che cerca di governarlo".