Assange ancora in carcere: il procuratore contro la libertà su cauzione
Nel pomeriggio di ieri dopo la prima udienza sul caso Assange il giudice svedese aveva concesso all'hacker australiano la libertà su cauzione, suscitando così la soddisfazione di legali e seguaci di Mr. WikiLeaks. Julian Assange doveva dunque pagare 200mila steriline (equivalenti a 250mila euro) ed ottenere così il diritto ad una libertà limitata da precisi obblighi: firma in commissariato tutti i giorni alle ore 18, divieto di uscire dal domicilio dalle 10 alle 14 e dalle 22 alle 2.
Sono due, tuttavia, i fattori che costringono ancora Assange in carcere. Il primo è l'entità della cauzione, mentre il secondo è il ricorso del procuratore contro la decisione di concedere la libertà su cauzione all'australiano. Per quanto concerne il primo aspetto, va ricordato che è iniziata una colletta internazionale per agevolare il pagamento della cauzione. Tra i sostenitori vi sono nomi illustri tra i quali rappresentanti del mondo del cinema come Ken Loach, Michael Moore e del giornalismo come Pilger.
Per quanto concerne l'aspetto più strettamente legale, il procuratore ha presentato oggi l'appello alla decisione presa in prima udienza. Per attendere una nuova decisione bisognerà dunque aspettare ancora un paio di giorni per vedere accolto o rigettato l'appello.
Ricordiamo che Julian Assange attende di essere giudicato per condotta sessuale scorretta commessa in Svezia, dopo essere stato arrestato a Londra, dove aveva riparato in latitanza. Contemporaneamente alla latitanza il sito dell'organizzazione WikiLeaks – di cui Assange è il fondatore – distribuiva (e tuttora distribuisce) report sulle comunicazioni top secret tra le ambasciate locali degli Usa ed il governo americano.