Assalto al Parlamento in Brasile, l’ex ambasciatore italiano: “Manifestanti pagati da finanziatori”
I sostenitori dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro hanno assaltato le sedi istituzionali a Brasilia per protestare contro il risultato delle ultime elezioni, vinte da Luiz Inácio Lula da Silva. Dopo ore di follia la situazione è tornata alla normalità. Almeno 400 gli arresti, 46 i feriti. Un vero e proprio attacco dalla democrazia condannato da gran parte dei paesi occidentali, un atto fondamentale per isolare i volenti che minano il mondo democratico, come spiegato a Fanpage.it da Antonio Bernardini, ex ambasciatore italiano in Brasile: “La salvaguardia della democrazia passa anche dalle alleanze con coloro che credono nel metodo democratico, isolando chi invece nella democrazia non crede – le parole del diplomatico – la sfida di questi giorni sarà proprio questa: rafforzare la coalizione di chi crede nelle democrazia. Vedere un grande paese come il Brasile affrontare queste sfide della democrazia ci deve interessare ma anche preoccupare. Lula? La sua posizione è salda ma deve trovare consensi al centro per isolare i violenti antidemocratici”.
Quanto accaduto in Brasile è un evidente attacco alla democrazia: da dove nasce?
Che si tratti di un attacco alla democrazia non ho dubbi. In un paese c'è un governo e ci sono le opposizioni, ma ci sono i metodi democratici per esprimere il proprio dissenso. E quando questi metodi democratici non sono rispettati si assiste a ciò a cui abbiamo assistito a Brasilia. Manifestazioni nella capitale ce ne sono sempre state, e anche in passato ci sono state invasioni del Parlamento, ma non si era mai arrivati a quello che è successo ieri quando sono stati presi di mira i tre edifici iconici delle istituzioni brasiliane, il Parlamento, la Suprema Corte di Giustizia e il palazzo del Presidente.
I palazzi per fortuna erano vuoti, visto che siamo in estate e difficilmente in questo periodo li si trova occupati, ma l'assalto di ieri è stato fatto per mandare un messaggio: devastare gratuitamente le sedi istituzionali, con tanto di copie della Costituzione distrutte o anche quadri di famosi artisti brasiliani rovinati, non ha nessun significato se non quello di attaccare appunto la democrazia.
Il presidente Lula ha parlato di terroristi, di vandali fascisti
Sarei molto prudente nell'utilizzare termini forti come terrorismo. Paradossalmente questa manifestazione è stata violenta ma non c'è stato utilizzo di armi, né ci sono state vittime, e non è scontato visto che le armi in Brasile circolano in abbondanza. Questo ci dà l'idea che il fine dell'assalto era voler attaccare le istituzioni e il governo che si era installato, tanto che c'è una grossa differenza rispetto a quanto accaduto a Capitol Hill, il che apre un grosso dibattito: come è possibile che la soglia di attenzione verso questo tipo di minaccia sia stata così bassa in un momento in cui già prima della cerimonia di insediamento di Lula si era scoperto un complotto terroristico?
In quel caso infatti si parlava dell'esplosione di un camion, oltre a una serie di avvisaglie che preoccupavano dal punto di vista della sicurezza. E invece si scopre che questi manifestanti che protestavano in piazza ieri hanno ricevuto supporto da altri manifestanti giunti a bordo di autobus. Su questo l'apparato di sicurezza è stato molto carente. La responsabilità è stata indicata nella figura del governatore dello stato federale di Brasilia, Ibaneis Rocha, che si è scusato ed è stato sospeso per 90 giorni. Lo stesso governatore ha dimesso il responsabile della sicurezza che era un ex ministro del governo Bolsonaro, come lui in Florida in questo momento.
Ci sono una serie di cose discutibili e molto strane che sono avvenute ieri, soprattutto relative a come sia nato questo evento e se non si potesse evitare che una manifestazione di questo tipo sfociasse in ciò che abbiamo visto tutti.
Bolsonaro intanto era in Florida: qual è il suo ruolo in questa vicenda?
Normalmente ci si aspetta, secondo il galateo istituzionale, che quando c'è un vincitore, il perdente assista al passaggio delle consegne, e lui questa scelta non l'ha voluta fare, è voluto andare in Florida, rimarcando una rottura. È questo forse il dato che resta dopo le elezioni: questa spaccatura all'interno della politica brasiliana. Quello che invece è da notare, è che una serie di alleati di Bolsonaro di fronte a queste manifestazioni prendono la distanza.
Questo mi sembra un dato importante, perché la salvaguardia della democrazia passa anche dalle alleanze con coloro che credono nel metodo democratico, isolando coloro che invece nella democrazia non credono. Credo sia quindi questo l'aspetto fondamentale del dopo evento, rafforzare la coalizione di chi crede nelle democrazia così da scalzare chi la mina. È questa un po' la sfida di questi giorni, visto che le prossime ore saranno legate al ripristino della legalità, visto che la zona degli edifici pubblici è stata sgomberata.
Lula ha parlato di finanziamento "anche" da uomini d'affari all'estero
Non so se ci siano anche finanziamenti esteri. Ciò che è certo è che ieri abbiamo visto arrivare autobus pieni di persone che li hanno letteralmente scaricati sulla piazza, e questa è una cosa che accade di sovente, ovvero il fatto che vi siano dei finanziatori. Questo è un aspetto purtroppo conosciuto, i manifestanti vengono portati dai posti più reconditi del paese quando ci sono eventi di questo tipo, in questo caso però le persone non hanno manifestato pacificamente come è accaduto in passato ma sono andati a distruggere i palazzi delle istituzioni brasiliane. Credo sia ovvio porsi delle domande in tal senso, e fa bene il governo Lula a farlo.
La reazione politica italiana è arrivata, forse in ritardo?
Sia il ministro degli Esteri che la premier Meloni hanno condannato quanto avvenuto allineandosi alle reazioni delle principali cancellerie dei paesi democratici, e così doveva essere. Non poteva essere altrimenti, è importante che ci siano manifestazioni di sostegno per la democrazia in questo momento, perché quello che conta è far crescere l'isolamento di quelli che non credono nel metodo democratico. I paesi che hanno condannato quanto avvenuto hanno fatto la cosa giusta, perché non è incoraggiando violenze e metodi antidemocratici che si va avanti. I paesi che funzionano e che credono in questi valori non potevano fare altro se non questo.
C'è invece chi è rimasto in silenzio, come Matteo Salvini
Le persone deputate a esprimersi sull'accaduto lo hanno fatto. Non so perché Salvini non lo abbia fatto. Si vede che non sapeva bene che messaggio inviare in questo momento. Quello che vorrei sottolineare però è che nessuno sta dicendo che bisogna diventare Lulisti ma qui si è dinanzi alla violazione delle regole democratiche, e non si può non difendere la democrazia perché non si è d'accordo con Lula.
Si rischia di poter assistere a nuovi attacchi alla democrazia anche altrove?
Quello negli Stati Uniti così come questo in Brasile non credo che abbiano portato benefici per nessuno, anzi. Non credo si rischi qualcosa del genere altrove, non ci sono paesi candidati a seguire questa stessa strada, che di fatto non mi sembra efficace. Credo che gli esempi del mondo vadano a favore del funzionamento dei governi democratici, poi che le istituzioni democratiche possano e debbano funzionare meglio è un dibattito legittimo che si può fare, ma che questo diventi un modello esportabile lo trovo difficile da immaginare. I modelli vengono esportati se funzionano non se sono fallimentari come invece lo sono stati sia in Brasile che negli Stati Uniti.
Queste sono situazioni in cui siamo tutti sorpresi per quello che avviene, perché nessuno poteva immaginare che ieri la protesta in Brasile potesse prendere questa piega. Siamo basiti perché vedere un grande paese come il Brasile affrontare queste sfide della democrazia ci deve interessare ma anche preoccupare
La posizione di Lula è salda?
Assolutamente sì. Lui è ora alle prese con un governo che ha formato, ha certamente voglia, e lo ha detto e ripetuto, di prestare attenzione agli aspetti sociali: le condizioni del popolo brasiliano sotto l'aspetto della salute, dell'educazione e della lotta alla povertà. Ovviamente è il suo tratto distintivo e lui continuerà su questo. Credo però che la sua grossa sfida sia guadagnare consensi al centro, a sinistra è un leader incontrastato, ma deve guadagnare consensi in quel mondo conservatore che non lo ha votato ma che può appoggiarsi a lui per isolare i violenti antidemocratici.