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Arriva “l’emendamento Parigi”: ai militari le stesse garanzie e immunità degli 007

Nella discussione sul dl missioni spunta “l’emendamento Parigi”, ricalcato su quello presentato in estate dal senatore Latorre alla legge quadro sulle missioni internazionali. La norma vuole consentire l’utilizzo delle forze speciali da parte dei servizi di intelligence, equiparando questi militari agli 007.
A cura di Claudia Torrisi
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Update- Con 319 voti favorevoli, 103 contrari e 13 astensioni la Camera dei deputati ha approvato il dl missioni, compreso "l'emendamento Parigi".

Questa mattina alla Camera dei deputati è iniziato l'esame del disegno di legge di conversione del dl 30 ottobre 2015 n. 174, con cui il governo proroga l'autorizzazione al finanziamento dall'1 ottobre al 31 dicembre 2015 delle 26 missioni internazionali in cui è impegnata l'Italia in Europa, Medio Oriente, Asia e Africa, per un totale di circa 350 milioni di euro. Il finanziamento più grosso previsto nel provvedimento è quello relativo alla partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale nel contrasto all'Isis – 64.987.552 euro. In proposito alla fine di ottobre il ministro della Difesa Roberta Pinotti aveva detto che con il dl missioni sarebbe cresciuto anche il numero di soldati impiegati in Iraq nelle operazioni contro lo Stato islamico, da 530 a 750. Per la missione in Afghanistan, invece, lo stanziamento è di 58.617.770 euro, con 834 militari. Tra gli altri interventi rifinanziati ci sono quello dell'Onu in Libano – quasi 43 milioni, quello in Kosovo e Bosnia-Erzegovina, e quasi 34 milioni per la partecipazione all'operazione nel Mediterraneo Eunavfor Med. Sono stati prorogati, infine, anche i finanziamenti pari a 38,5 milioni di euro per iniziative di cooperazione internazionale, fondi da utilizzare per migliorare "le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile" nei paesi del Medio Oriente e dell’Africa, come Afghanistan, Etiopia, Iraq, Libia, Mali, Niger, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Yemen.

Il voto sul disegno di legge era stato incardinato in Aula la scorsa settimana. Quello che è successo lo scorso venerdì a Parigi – con gli attacchi terroristici in cui hanno perso la vita 129 persone – ha cambiato il piano della discussione. Tant'è che in queste ore si parla di "emendamento Parigi", una proposta, che riprende quella presentata quest'estate dal senatore Nicola Latorre alla legge quadro sulle missioni internazionali dell’Italia, circa la possibilità che ad alcuni reparti delle forze armate si applichino le stesse regole d’ingaggio degli 007 dell’intelligence italiana. L'emendamento già a luglio aveva provocato non poche discussioni e perplessità, tra cui quelle di Felice Casson, che paventava il rischio di "creare un sistema di intelligence parallelo, non meglio individuato, e soprattutto con le coperture che, in via del tutto eccezionale, la legge del 2007 ha riconosciuto agli agenti dei servizi segreti".

Latorre, invece, ha inviato una lettera al presidente del gruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato per chiedere di inserire una proposta sostanzialmente identica nel dl missioni. "In virtù dei drammatici avvenimenti di Parigi  è necessario rafforzare le misure di sicurezza nel nostro Paese – ha detto il senatore – Per questo, visto che la legge quadro sulle missioni internazionali che il Senato ha già approvato in prima lettura il 15 settembre scorso, avrà tempi verosimilmente più lenti del decreto di proroga delle missioni attualmente all’esame della Camera, ho chiesto al presidente Rosato di inserirvi l’emendamento che riguarda l’utilizzo delle forze speciali da parte dei servizi di intelligence. Penso sia una risposta doverosa e necessaria rispetto agli ultimi atti di terrorismo".

Cosa prevede "l'emendamento Parigi"

Nella proposta – che si chiama "Disposizioni in materia di intelligence" – è previsto che

il presidente del Consiglio dei ministri, acquisito il parere del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, emana, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 3 agosto 2007 n.124, disposizioni per l'adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero, con la cooperazione di assetti della difesa.

Secondo l'emendamento, "al personale delle Forze armate impiegato in situazioni di crisi o di emergenza all’estero, che coinvolgano aspetti della sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all’estero, si applicano le disposizioni di cui all’articolo…17, comma, 7 della legge 3 agosto 2007 numero 124"

La norma in questione prevede che

Quando, per particolari condizioni di fatto e per eccezionali necessità, le attività indicate nel presente articolo sono state svolte da persone non addette ai servizi di informazione per la sicurezza, in concorso con uno o più dipendenti dei servizi di informazione per la sicurezza, e risulta che il ricorso alla loro opera da parte dei servizi di informazione per la sicurezza era indispensabile ed era stato autorizzato secondo le procedure fissate dall’articolo 18, tali persone sono equiparate, ai fini dell’applicazione della speciale causa di giustificazione, al personale dei servizi di informazione per la sicurezza.

Tra le "garanzie funzionali" e immunità che potranno essere estese a questi reparti delle forze armate impiegati in operazioni speciali all'estero, la non punibilità "per condotte previste come reato" nel quadro di operazioni specifiche condotte per scopi istituzionali, o la possibilità di utilizzare temporaneamente documenti d'identità e certificati di copertura. La garanzia di tutto questo dovrebbe essere il controllo del presidente del Consiglio e la vigilanza del Copasir.

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