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Arrestato Jake Angeli, l’uomo vestito da sciamano durante l’assalto al Congresso USA

Arrestato Jake Angeli, l’uomo che ha preso parte all’assalto al Congresso degli Stati Uniti vestito da sciamano: è accusato di essere entrato e rimasto consapevolmente in un edificio/terreno senza la legale autorità di poterlo fare, e di ingresso violento e condotta disordinata sul terreno del Campidoglio. Arrestato anche Adam Johnson, l’uomo fotografato mentre porta via dal Congresso il leggio della presidente della Camera dei Rappresentati, Nancy Pelosi.
A cura di Annalisa Girardi
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Jake Angeli, l'uomo che ha preso parte all'assalto al Congresso degli Stati Uniti vestito da sciamano, è stato arrestato. Il dipartimento di giustizia ha arrestato tre uomini, implicati nell'irruzione a Capitol Hill mercoledì scorso. "Jacob Anthony Chansley, a.k.a. Jake Angeli, dell'Arizona, è accusato di essere entrato e rimasto consapevolmente in un edificio/terreno senza la legale autorità di poterlo fare, e di ingresso violento e condotta disordinata sul terreno del Campidoglio", hanno scritto in una nota dal dipartimento di giustizia, confermando anche che l'uomo è stato preso in custodia oggi.

L'uomo sarebbe stato identificato attraverso le immagini che hanno fatto il giro del mondo. E che hanno permesso di identificare un altro degli uomini arrestati oggi, secondo quanto riporta il Washington Post. Si tratta di Adam Johnson, l'uomo fotografato mentre porta via dal Congresso il leggio della presidente della Camera dei Rappresentati, Nancy Pelosi. Anche lui è stato accusato di essere entrato e rimasto consapevolmente in un edificio/terreno senza la legale autorità di poterlo fare, di ingresso violento e condotta disordinata all'interno del Campidoglio e, in aggiunta, di aver rubato una proprietà del governo.

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Johnson è stato arrestato ieri e si trova da allora sotto custodia. Per quanto riguarda invece Angeli, noto sostenitore delle teorie del complotto di QAnon, avrebbe raccontato alla polizia di essere arrivato dall'Arizona per rispondere alla chiamata del presidente Donald Trump, che aveva chiesto a tutti i "patrioti" di presentarsi nella capitale lo scorso 6 gennaio.

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