Argentina, nessuna traccia del sottomarino dopo 7 giorni. “Ora siamo in una fase critica”
"Non abbiamo perso le speranze, ma stiamo entrando in una fase critica": l’ammissione è di Enrique Balbi, portavoce della Marina argentina, che usa poche ma concise parole per descrive la situazione, dopo sei giorni di intensa ricerca dell'Ara San Juan, il sottomarino sparito mercoledì scorso nell'Atlantico meridionale al largo delle coste della Patagonia. In una conferenza stampa, il portavoce militare ha detto che "siamo preoccupati, e la nostra preoccupazione va crescendo", anche a causa del problema dell'esaurimento delle riserve d'ossigeno del sottomarino. Secondo il Sun, l'equipaggio avrebbe a questo punto meno di 48 ore di tempo prima che le riserve si esauriscano. A tal proposito, Balbi ha detto che "non esiste un valore preciso, dipende da molte circostanze", ma ha poi aggiunto che "siamo ormai al sesto giorno, e in quanto all'ossigeno questo ci preoccupa". Dagli Stati Uniti c’è ottimismo. “Se troviamo lo scafo e sono ancora vivi, li tiriamo fuori tutti senza problemi”, assicurano i tecnici americani.
Le ricerche del sottomarino argentino
Per le ricerche dell’Ara San Juan, partito nove giorni fa da Ushuaia e diretto a Mar del plata con 44 persone a bordo, sono state messe in campo quattromila persone. Secondo il quotidiano argentino El Clarin, che riporta fonti non confermate dalla marina, nelle ultime ore sarebbe stato rilevato, anche da ricercatori USA, un oggetto nell’oceano, ma non si sa se sia effettivamente il sottomarino. Dall’Argentina fanno sapere che è stata anche ampliata la zona delle ricerche, grazie anche alle condizioni meteo favorevoli. Gabriel Galeazzi, capitano della marina argentina, ha spiegato che il tempo è migliorato aumenta l’efficacia dei sensori e delle varie apparecchiature a disposizione. Per adesso nell'area di ricerca è stata trovata solo una zattera di salvataggio che però non appartiene al sottomarino.