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Approvato il piano Ue sui migranti: 120mila ricollocamenti solo da Italia e Grecia

I Ministri degli Interni dell’Unione Europea hanno votato a maggioranza il piano che prevede la redistribuzione di 120mila rifugiati fra i 28 Paesi .
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE ore 19.00 – In apertura di seduta il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker aveva detto: "120mila rifugiati? Siamo ridicoli data la grandezza del problema, mi chiedo se i libanesi o i giordani che ne accolgono alcuni milioni capiscono quello di cui stiamo parlando".

La riunione del Consiglio dei Ministri degli interni dell'Unione Europea ha votato a maggioranza il documento presentato dalla presidenza dell'UE che prevede che i 120mila rifugiati da redistribuire fra i 28 Paesi proverranno tutti da Grecia e Italia. Vista l'impossibilità di procedere con un voto all'unanimità si sono espressi in senso contrario Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. La Finlandia invece si è astenuta. In cambio del ricollocamento a Roma e Atene viene richiesto di impegnarsi a rafforzare le strutture di identificazione e registrazione, in collaborazione con le agenzie europee competenti.  La decisione assunta dal consiglio dei Ministri degli Interni Ue a maggioranza qualificata, prevede che i Paesi che non possono immediatamente effettuare i ricollocamenti, per motivi che saranno valutati a Bruxelles, li possano ritardare di un anno, fino al 30% del numero che gli è stato assegnato.

Il ministro delle finanze tedesco  Wolfgang Schaeuble ha commentato la decisione dell'Unione Europea: "Nell'ultimo paio di settimane la Germania ha salvato un po' l'immagine dell'Ue". Il diplomatico ha aggiunto che "la sfida dei rifugiati non è solo un problema tedesco ma europeo". Come è noto la Germania è il paese che ospita il maggior numero di profughi. Dal canto suo il ministro croato Ranko Ostojic ha abbandonato il consiglio Interni, cedendo il suo posto all'ambasciatore, prima che si decidesse di votare a maggioranza qualificata, sostenendo di essere a favore del documento presentato dalla presidenza lussemburghese, ma di "aver cose più importanti da fare sul terreno", visto che ascoltando gli interventi di Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria "era chiaro che non c'era unanimità". Per quanto riguarda Praga, contraria al documento, il ministro degli interni ha sostenuto che quelli dell'UE sono  "gesti politici vuoti ed inefficaci".

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