Appena 57 società sono responsabili dell’80% delle emissioni di gas serra
Nei sette anni che hanno seguito la firma dello storico Accordo di Parigi sul clima sono state immesse nell'atmosfera 251 miliardi di tonnellate di CO2. Tuttavia l’80% di questi gas serra dipende da una manciata di società: 57 colossi legati all'estrazione di petrolio, carbone, gas e cemento. Se si considerano anche imprese di taglia più piccola il panorama non cambia: l’88% delle emissioni post-Parigi arriva da appena 117 soggetti.
A renderlo noto una ricerca denominata Carbon Majors condotta dal think tank londinese InfluenceMap che dimostra quanto le grandi industrie legate alle fonti fossili siano state in questi anni responsabili dirette delle emissioni di gas climalteranti. Anzi: la maggior parte delle aziende produttrici di combustibili fossili hanno prodotto più oil&gas nei sette anni successivi all’Accordo che nei sette anni precedenti.
In Europa 7 aziende su 10 hanno aumentato le emissioni dopo il 2016
A trainare la pattuglia degli "inquinatori" è l’Asia, dove 13 aziende su 15 (l’87%) analizzate da InfluenceMap hanno aumentato le loro emissioni dal 2016. In Medio Oriente la percentuale arriva al 70% (7 aziende su 10) e anche l’Europa ha una maggioranza assoluta di soggetti che vanno nella direzione opposta a quella stabilita a Parigi (13 aziende su 27, il 57%, hanno incrementato i gas serra prodotti). Il Nord America è l’unica regione dove la maggior parte delle aziende fossili ha rallentato (21 su 37, il 57%).
Malgrado nel 2016, in seguito agli Accordi di Parigi, i governi si siano impegnati a tagliare i gas serra lo studio di InfluenceMap dimostra come le grandi società abbiano intensificato le emissioni. Dal database rilasciato ieri dei 122 maggiori inquinati al mondo i ricercatori scrivono che il 65% delle aziende statali e il 55% delle aziende del settore privato hanno aumentato la produzione in barba agli accordi sottoscritti dagli Stati.
Quali sono le società più inquinanti
In testa alle aziende inquinanti svetta il colosso statunitense ExxonMobil che avrebbe prodotto 3,6 gigatonnellate di CO2 in sette anni, ovvero l’1,4% del totale globale. Seguono Shell, BP, Chevron e TotalEnergies con l’1% delle emissioni globali a testa. Dai dati risulta evidente l’aumento di emissioni legate allo sfruttamento di carbone, nonostante l’Agenzia internazionale dell’energia abbia più volte avvertito che non è possibile aprire nuovi giacimenti di petrolio e gas se il mondo deve rimanere entro i limiti stabiliti del riscaldamento globale.
"Ora sappiamo chi è responsabile del caldo letale e delle condizioni meteo estreme"
Secondo Tzeporah Berman, direttrice del programma internazionale di Stand.earth e presidente del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili. "la ricerca di Carbon Majors ci mostra esattamente chi è responsabile del caldo letale, delle condizioni meteorologiche estreme e dell’inquinamento atmosferico che stanno minacciando vite umane e devastando i nostri oceani e le nostre foreste. Queste aziende hanno realizzato profitti per miliardi di dollari negando il problema e ritardando e ostacolando la politica climatica. Stanno spendendo milioni in campagne pubblicitarie per raccontare di essere sostenibili, continuando nel contempo a investire ed incrementare l'estrazione di combustibili fossili. Questi risultati sottolineano che, più che mai, abbiamo bisogno che i nostri governi resistano a queste aziende, e abbiamo bisogno di una nuova cooperazione internazionale attraverso un Trattato sui combustibili fossili per porre fine all’espansione di gas, petrolio e carbone e garantire una transizione veramente giusta".