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Ankara, la polizia fa irruzione al giornale sequestrato: lacrimogeni contro i manifestanti

Gli agenti hanno usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere la folla che faceva da barriera di fronte alla redazione del giornale “Zaman” ,il più diffuso della Turchia, ma “scomodo” nei confronti di Erdogan. L’accusa rivolta al gruppo editoriale Feza è di “propaganda terroristica”.
A cura di Biagio Chiariello
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Update – La commissione europea ha fatto sapere di seguire con "grande preoccupazione" quanto sta accadendo inTurchia al quotidiano Zaman. Il commissario dell'Unione all'Allargamento, Johannes Hahn ha definito il blitz della polizia alla sede del giornale "una vicenda che mette in discussione i progressi fatti da Ankara in altri settori". "Come Paese candidato all'adesione – ha aggiunto Hahn – la Turchia deve rispettare la libertà di stampa. I diritti fondamentali restano sulla nostra agenda e non sono materia negoziabile. Continueremo a monitorare la situazione".

Non è bastato un muro umano, formato da lettori, sostenitori e giornalisti di Zaman, per impedire alla polizia di eseguire l’ordine di commissariamento del quotidiano più diffuso in Turchia. Agenti hanno fatto uso di lacrimogeni e di idranti per disperdere la folla che si era interposta tra esse e la sede della redazione, a Bahçelievler, sobborgo di Istanbul, del giornale sempre fortemente critico nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan. Nei confronti del gruppo editoriale Feza, l’accusa di "propaganda terroristica" contro il premier turco a favore dello "Stato parallelo" creato dal magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato diventato poi uno dei principali antagonisti di Erdogan.

E' l’ultimo capitolo di una vera e propria battaglia intrapresa dalle autorità turche contro la stampa. Un caso analogo era già capitato alla vigilia delle elezioni del primo novembre in quando era stato posto sotto sequestro il gruppo editoriale Ipek, che controllava i canali tv Bugun Tv e Kanalturk e i quotidiani Bugun e Millet (chiusi definitivamente la settimana scorsa) sempre per presunti legami con Gulen. A questo punto, gli amministratori giudiziari dovrebbero prendere il controllo di Zaman e nominare un nuovo direttore. "Lavoriamo all’ultima uscita. Il governo ha sequestrato il nostro giornale. Questa è la fine della libertà dei media in Turchia, è un atto che va contro i principi della costituzione. E’ un giorno triste e di cui vergognarsi" ha dichiarato Sevgi Akarcesme, direttrice dell’edizione in inglese del quotidiano. "Una pagina nera per la storia della democrazia". Così il direttore editoriale di Zaman, Abdulhamit Bilici, ha commentato l'irruzione della polizia nella sede del giornale d'opposizione.

“Stiamo attraversando i giorni più bui e cupi in termini di libertà della stampa, che è un caposaldo della democrazia e dello stato di diritto”, si legge in un messaggio pubblicato sul sito inglese del quotidiano, nel quale si denunciano “gravi pressioni” e “minacce” nei confronti di un quotidiano fatto “intellettuali, imprenditori, celebrità, organizzazioni della società civile, media e giornalisti vengono zittiti”, quando cercano di rimanere “indipendenti”. ”I giornalisti – si legge – frequentano più i tribunali che le redazioni. Molti di quelli che sono stati arrestati e messi sotto processo più e più volte sono tuttora in carcere”. “Crediamo che l’unico modo per uscire da questa atmosfera da incubo – conclude Zaman – sia tornare alla democrazia e allo stato di diritto. Pubblichiamo le nostre preoccupazioni per informare la nazione turca, gli intellettuali che credono alla democrazia e tutto il mondo”.

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