“Anima della mia anima”: Israele ha ucciso il nonno di Gaza che ha commosso il mondo
Un raid aereo condotto dall'esercito israeliano sul campo profughi palestinese di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, ha ucciso Khaled Nabhan, un uomo diventato noto lo scorso anno per il suo commovente saluto alla nipote, anche lei assassinata da un bombardamento dello Stato Ebraico. In un toccante video circolato sui social network di tutto il mondo Khaled, in lacrime, definiva la piccola Reem, appena 3 anni, "anima della mia anima". La bimba venne uccisa insieme al fratellino Tarek, di 5 anni, nel novembre del 2023.
Il filmato virale che ritraeva Nabhan mentre cullava il corpo senza vita della nipotina aveva raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni sui social network ed era stato ripreso dai media internazionali. Lo straziante dolore dell'uomo era diventato un simbolo della sofferenza causata dai bombardamenti israeliani sulla popolazione civile assediata di Gaza.
Come spiega Al Jazeera Khaled Nabhan è morto in un raid aereo dell'IDF che ha colpito la casa della famiglia Abu Hajar. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, almeno altre quattro persone, tra cui un bimbo, sono state uccise nell'attacco. Dopo aver perso i suoi nipoti, Nabhan aveva dedicato il suo tempo ad aiutare soccorritori e medici, prendendosi cura in particolare di bambini feriti. Anche per questo attivisti per i diritti dei palestinesi e organizzazioni per i diritti umani hanno reso omaggio alla sua figura ricordando il suo legame con Reem e le sue opere caritatevoli nei mesi successivi alla sua perdita.
Muhammad Shehada, scrittore di Gaza, ha scritto sui social media: “Hanno prima ucciso sua nipote, ‘l’anima della sua anima’, poi bombardato la casa della sua famiglia, e ora lo hanno assassinato in pieno giorno con totale impunità". Omar Suleiman, attivista palestinese-americano, ha descritto Nabhan come una figura angelica che, nonostante i dolori personali, portava conforto a chi ne aveva bisogno: “Un uomo con una presenza angelica, sorrideva di fronte al genocidio, attraversando ospedali e campi per alleviare la sofferenza delle persone nonostante il suo dolore".