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Lettera di un fotografo a Andy Rocchelli: “Oggi ti celebrano, ieri eri uno dei tanti”

L’amara riflessione di Mario Laporta, fondatore dell’agenzia Controluce, decano delle battaglie per il rispetto della professione del fotoreporter: ” Al dolore della tua scomparsa, si aggiunge la beffa da parte di coloro che non hanno voluto vedere le tue notizie, le tue produzioni, ma si sono accorti di te quando tu sei diventato notizia”.
A cura di Redazione
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Mario Laporta è uno dei più bravi fotografi italiani. Napoletano, è tra i fondatori dell'agenzia Controluce. È noto non solo per il suo lavoro ma anche per la battaglia, incessante, sul fronte della qualità del prodotto fotografico e del rispetto dei lavoratori dell'informazione visiva. Riportiamo una sua lettera in ricordo di Andy Rocchelli, il fotoreporter morto ieri durante un attacco in Ucraina.

Lettera di Mario Laporta ad Andy Rocchelli

Poteva sembrare irritante la tua dichiarazione a “RadiBici.it”: «Lavoriamo nel campo editoriale con interlocutori esteri, NYT, Le Monde, Time. Interlocutori che producono e pagano dignitosamente, senza rimasticare quello già fatto come fanno e ne sono coscienti i principali interpreti dell’editoria italiana.» Poteva sembrare irritante, ma è la forza della verità e della tua coscienza.

Oggi, Andy, oggi, 25 maggio 2014, sei sui giornali italiani, le tue foto sono sui nostri principali media informativi, in forma cartacea e on-line. E questo mi fa rabbia. Al dolore della tua scomparsa, si aggiunge la beffa da parte di coloro che non hanno voluto vedere le tue notizie, le tue produzioni, ma si sono accorti di te quando tu sei diventato notizia. Una tragica notizia che loro hanno “rimasticato” come tu dicevi.

Gli editori, i giornalisti, i grafici, i photo-editor quante volte li hai visti e quante volte ti hanno negato una pubblicazione facendoti elaborare il pensiero del “rimasticato”?
Oggi sono tutti questi sono pronti a celebrarti, a celebrare “la Notizia” che tu gli hai fornito, con la tua voglia di conoscere, con il tuo pensiero rivolto alla documentazione (in tutti i modi, come dici nel tuo intervento al festival del Documentario) con il tuo senso etico di esserci e di vedere e non solo “rimasticare”.

Non ci siamo mai incontrati, ma ci siamo sempre conosciuti, come ci conosciamo tutti. Come ci si riconosce in una comunità enorme che è quella del fotogiornalismo e della documentazione dei fatti e degli eventi. Ci si può non incontrare, ma si è certi che ci siano persone che hanno i tuoi stessi sentimenti e perseguono le tue stesse finalità, “esistono pochi motivi per continuare a fare il fotogiornalista, e uno di questi è dare un seguito alla Vostra voce e al Vostro sguardo”.

Oggi sei notizia, ieri uno dei tanti.

In questo paese senza rispetto per il lavoro altrui e per questo nostro lavoro è in corso la caccia alle tue immagini da parte di chi ha fatto sempre di tutto per non volerle vedere, per non volerle pubblicare, tanto c’era bell’e pronto il prodotto “rimasticato”, quello imposto, quello a basso prezzo, quello offerto. Il rispetto che hai sempre ricevuto all’estero è uguale al rispetto che noi, leali competitors o terribili concorrenti tributiamo a tutti i nostri colleghi. Il rispetto del lavoro altrui! Fondamento dell’evoluzione della professione e innata volontà di crescere leggendo immagini prodotte a migliaia di chilometri di distanza. L’editoria italiana che “rimastica” avvalendosi di personaggi indegni spero che un giorno se ne renderà conto. Come dovranno rendersene conto le istituzioni, la tua fine è una notizia giornalistica letta dai nostri politici con “rammarico e cordoglio”, in altri paesi è il Presidente della Repubblica che la rende nota. È anche questo il metro che ci fa capire che tipo di rispetto ci sia nei riguardi della nostra professione. Siamo con te Andy, Riposa in Pace.
Muore giovane chi è caro agli Dei!

Mario Laporta

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