Ancora sangue in Iran: 17 morti dall’inizio delle proteste per Mahsa Amini
Non si ferma l'ondata di proteste in Iran scatenata dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne deceduta lo scorso 16 settembre a Teheran dopo un fermo di polizia per non avere indossato correttamente il velo islamico.
Secondo la tv di Stato iraniana le persone finora rimaste uccise nelle manifestazioni sono 17, mentre l'associazione per i diritti umani Hengaw Organization for Human Rights evidenzia come le contestazioni avvenute tra strade, università, bazar di stazioni della metropolitana hanno portato all'arresto di oltre 500 persone.
Più preoccupante sarebbe il reale bilancio delle vittime, secondo la ong: almeno 31 civili durante la repressione delle proteste, secondo la stessa ong con sede ad Oslo. "Il popolo iraniano è sceso in piazza per i propri diritti fondamentali e la propria dignità umana e il governo sta rispondendo alla loro protesta pacifica con i proiettili", ha affermato in una nota il direttore della Ong, Mahmood Amiry-Moghaddam, pubblicando un bilancio totale dopo sei giorni di proteste.
Nel frattempo il padre di Mahsa punto il dita contro le autorità: avrebbero mentito sulla morte della figlia. Seoncod Amjad Amini i medici si sono rifiutati di fargli vedere la figlia dopo il decesso: "Stanno mentendo. Stanno dicendo bugie. Tutto è una bugia… non gli importa quanto abbia implorato, non mi hanno permesso di vedere mia figlia", ha detto alla Bbc Persia, ripreso dagli altri media internazionali.
L'uomo ha anche riferito che quando ha visto il corpo della figlia prima del funerale era completamente avvolto tranne il viso e i piedi, su cui c'erano lividi: "Non ho idea di cosa le abbiano fatto", ha detto.
Le autorità di Teheran hanno affermato che la giovane è deceduta dopo aver subito un "attacco di cuore" ed essere caduta in coma, ma la sua famiglia ha affermato che non aveva problemi cardiaci, secondo Emtedad News, un media indipendente iraniano.