Ancora raid di Israele nel Sud del Libano, colpito un mercato: appello di 40 Paesi a protezione di Unifil
Nuovi raid israeliani contro la città di Nabatieh nel sud del Libano, dove è stato colpito un mercato, rende noto l'agenzia libanese Nna. Almeno quattro edifici sono stati distrutti mentre non ci sono notizie di vittime. La scorsa settimana, l'esercito israeliano aveva intimato ai residenti di evacuare la città, che si trova a circa 12 chilometri dal confine israeliano. Raid anche nella valle della Bekaa, a est, hanno colpito le località di Baalbek e Nabi Sheet.
Le Idf di Israele hanno denunciato che nel giorno della festività ebraica di Yom Kippur, Hezbollah ha lanciato 320 razzi e droni contro Israele, la maggior parte dei quali sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea. Tutti gli altri proiettili sono caduti in zone aperte. Solo due persone sono rimaste lievemente ferite vicino ad Acre. Le sirene sono risuonate ad Acre, Safed, Haifa e nella sua baia, costringendo più di un milione di civili a ripararsi nei rifugi.
Come risposta, in una dichiarazione l'esercito israeliano ha fatto sapere di aver attaccato circa 280 "obiettivi terroristici" durante le operazioni di combattimento in Libano e Gaza. L'aeronautica israeliana "ha colpito circa 280 obiettivi terroristici appartenenti sia a Hezbollah in Libano che ad Hamas nella Striscia di Gaza. Tra questi obiettivi c'erano siti di infrastrutture terroristiche sotterranee, depositi di armi, centri di comando militare, cellule terroristiche e ulteriori siti di infrastrutture terroristiche", si legge in una dichiarazione.
Sono in tutto cinque i caschi blu feriti
Un altro casco blu è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco nel Sud del Libano. La notizia è stata data dall'Unifil, specificando che il peacekeeper è stato colpito venerdì sera nella base di Naqoura "a causa delle attività militari in corso nelle vicinanze".
Il militare è stato operato per rimuovere il proiettile ed è attualmente stabile. La missione ha parlato poi di "danni ingenti" agli edifici della postazione Onu a Ramyah causati da bombardamenti. Al momento sono cinque i caschi blu che sono rimasti feriti da quando è iniziata l'incursione di Israele nel Libano.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto di voler sapere dallo Stato ebraico "che cosa è accaduto". Il titolare della Farnsesina ha detto che l'Italia vuole "sapere se è stata una scelta politica o di militari sul terreno. I militari non sono terroristi di Hezbollah e noi siamo amici di Israele".
In Iran intanto sale la tensione per la risposta che Israele sta preparando all'attacco missilistico di Teheran dell'1 ottobre, quando diversi missili sono stati lanciati verso Tel Aviv e Gerusalemme. Fonti informate hanno riferito alla Cnn che la preoccupazione iraniana deriva soprattutto dall'incertezza sulla reale efficacia degli Stati Uniti nel convincere Israele a non colpire i siti nucleari e gli impianti petroliferi.
Nel pieno della tensione l'ex segretario del Consiglio supremo del cyberspazio dell'Iran, Seyyed Abolhassan Firouzabadi, ha lanciato un allarme per "pesanti attacchi informatici" contro siti del governo, che avrebbero preso di mira anche "l'industria nucleare" di Teheran.
Unifil resta al confine tra Israele e Libano
I caschi blu delle Nazioni Unite si sono rifiutati di lasciare la zona di frontiera nel sud del Libano – come invece aveva richiesto l'esercito israeliano -, determinati a rimanere nell'area nonostante gli attacchi che hanno portato al ferimento dei cinque peacekeeper. Lo ha assicurato oggi il loro portavoce, Andrea Tenenti. "Le forze israeliane ci hanno chiesto di lasciare le nostre posizioni lungo la Linea Blu, dal confine fino a cinque chilometri dalla Linea Blu", ha spiegato Tenenti, portavoce della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), in un'intervista all'Afp.
"È stata presa la decisione unanime di restare, perché la bandiera dell'Onu deve sventolare in questa zona e noi dobbiamo poter riferire al Consiglio di Sicurezza dell'Onu", ha proseguito Tenenti. Oggi è "molto difficile continuare l'attività di sorveglianza perché i bombardamenti sono incessanti – ha aggiunto ancora -. Siamo stati attaccati più volte e ne abbiamo parlato pubblicamente. Tenenti ha quindi ricordato che l'Unifil "parla regolarmente con entrambe le parti per avviare una riduzione della tensione e metterle in guardia, poiché attaccare le forze di pace non è solo una violazione della risoluzione 1701 ma anche del diritto umanitario internazionale".
Per il portavoce dei peacekeeper "non esiste una soluzione militare", bensì "discussioni a livello politico e diplomatico" per "evitare la catastrofe".
Appello di 40 Paesi per proteggere i caschi blu
Quaranta Paesi che contribuiscono alla Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) hanno firmato una dichiarazione congiunta che ribadisce la richiesta di protezione delle forze di pace in Libano e condanna gli ultimi attacchi contro di loro, che hanno ferito cinque caschi blu. "Riteniamo che il ruolo dell'Unifil sia particolarmente cruciale data l'escalation della situazione nella regione. Condanniamo quindi con forza i recenti attacchi contro le forze di pace dell'Unifil. Questi atti devono cessare immediatamente ed essere adeguatamente indagati", hanno scritto in una dichiarazione congiunta.